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LA CONCORRENZA E’ IL SOLO VACCINO PER SCONFIGGERE LA MAFIA
Va bene regolamentare il gioco ma troppi lacci e laccioli finiscono col nuocere

Qualsiasi consumatore italiano fa ogni giorno questa esperienza: maggiore è la concorrenza migliore sarà la possibilità di acquistare a buon prezzo. Certo, per acquistare un i Phone non è che si debba essere laureati in informatica, per comprare della carne si può non saper nulla dell’anatomia di un vitello, ma ciascuno di noi si regola con il prezzo. In un ristorante non è necessario aver bevuto tutte le bottiglie di vino presenti sul menu, si sceglie anche in base ai soldi che intendiamo spendere oltre che sulla base delle informazioni che già possediamo.
Nel tempo in cui viviamo ci sono molti regolatori e regolamentazioni che, in nome dell’interesse del consumatore, tentano di definire quali sono le informazioni salienti di cui il consumatore ha bisogno oltre al prezzo. La tutela del consumatore, così si chiama, consiste nel definire a tavolino, da parte di un ente che non è interessato alla produzione, le indicazioni di un certo prodotto che deve essere immesso sul mercato.
Recentemente in Italia sia la produzione di mascherine che di banchi singoli per le scuole è stata assoggettata ad una regolamentazione da parte di una “autority” (il commissario Arcuri) nel nome di una tutela superiore del consumatore-acquirente, con la conseguenza che quando tenti di indirizzare il “mercato” finisci per fare i conti senza l’oste cioè con le imprese, che operano sulla base di aspettative ma che non possono prevedere il futuro. Voglio dire che in Italia è molto diffusa l’idea che l’impresa, volendo e dovendo produrre per guadagnare, debba essere “regolamentata” altrimenti il povero consumatore viene ingannato e depredato. In realtà solo le imprese di grandi dimensioni possono catturare il regolatore perché chi è grande, ricco e influente riesce più facilmente a farsi scrivere norme a suo uso e consumo. E poi, in realtà, solo le imprese davvero innovative possono trovarsi, in certi momenti della storia, ad essere in posizione pressoché di monopolio precisamente perché innovative. Così se vuoi banchi di scuola davvero innovativi magari in Italia non trovi chi li produce.
Fatta questa premessa generale sulla “concorrenza” che in Italia è vista come un fenomeno che lo Stato deve regolamentare altrimenti il povero consumatore viene ingannato, pur sapendo che certi settori, ad esempio le banche, spennano i poveri clienti proprio perché le Autorità di controllo e la Banca d’Italia sono spesso distratti, vorrei soffermarmi su fenomeni tipicamente meridionali per dimostrare come l’idea “politica” che  il “mercato” e la “concorrenza” non debbano essere liberi trovano nel tessuto sociale delle regioni del Sud il brodo di coltura.
Così come l’assistenzialismo in tutte le sue forme (ora con i redditi di cittadinanza, ma prima con tutti i sussidi, le pensioni, le invalidità, le leggi 104, le esenzioni) è considerato dalla politica il “prezzo” necessario per rimediare alla inferiorità economica dei ceti meridionali. In realtà è proprio il mercato, con il costo della vita ben più basso rispetto a quello del nord, che opera un’attenuazione considerevole dei diversi livelli di reddito.
Solo se si pensa a come vengono costruite le gare di appalto degli enti locali e delle regioni si può capire la “funzione” della politica meridionale, la quale fa corpo unico con l’amministrazione burocratica, nel senso che ogni dipendente pubblico (un limpido concorso pubblico in Italia non riesce ad essere concluso perchè la meritocrazia appunto non è contemplata) è assunto da un politico e tutta la sua carriera si sviluppa attraverso il rapporto mutualistico con la partitocrazia. In questo brodo di coltura che aborre il libero mercato e la concorrenza per ragioni ideologiche, si inserisce allora la mafia, la quale, a sua volta, intende controllare ogni angolo della società. L’occupazione e gli impieghi, i negozi e le attività commerciali, insomma tutta l’economia di una città o di un paese del sud vengono controllati dalla mafia, la quale non è più riconoscibile attraverso la coppola o l’intimidazione dell’esattore del pizzo, ma agisce con le sue imprese, dirette o indirette, tutte poste al servizio del cittadino. Tu, cittadino, di cosa hai bisogno? Ci pensiamo noi. Devi ristrutturare casa, acquistare un podere, appianare una montagna, aprire un negozio, avere un prestito, sposare tua figlia, fare un funerale, una festa, un buffet, qualsiasi cosa di cui tu hai bisogno rivolgiti a noi che ti risolviamo il problema. A buon mercato, s’intende. E’ la fine della storia, nel senso che le forze politiche della sinistra, da sempre ostili all’impresa, ai capitalisti, al mercato, alla concorrenza, nel meridione d’Italia hanno trovato la mafia che come loro, esattamente come loro, odia la concorrenza. Solo la concorrenza è il vaccino per neutralizzare la mafia. Proprio quel vaccino che la sinistra non riformista, leninista, non vuole che si produca in Italia. Tant’è vero che dopo la stagione delle privatizzazioni con gli Andreatta e i Ciampi, siamo tornati alle nazionalizzazioni con il nuovo leader della sinistra giallo-rossa, il Conte Casalino, detto Gagà.