Roma, 8 settembre ’20, la data è significativa perché ricorda un altro 8 settembre, quello del ’43, fausto o infausto, non metto lingua. Certamente quello odierno va tenuto in seria considerazione per una regola di bella e buona creanza: il ministro della Sanità Speranza, ha convocato a Roma i segretari regionali di Cgil, Cisl ed Uil, nonché le federazioni nazionali dei medici, per parlare dell’emergenza sanità in Calabria. Incontro richiesto appena il 28 agosto scorso dalle tre organizzazioni sindacali. Fatto questo che la dice lunga invece, sul comportamento del Commissario, delegato del Ministro stesso, che malgrado sollecitato, ad oggi ha preferito non avere alcun confronto con le organizzazioni del lavoro. Così come, mi permetto di aggiungere, non dare alcun riscontro alle lettere aperte inviategli da questo giornale.
All’On. Speranza Cgil, Cisl e Uil hanno rivolto una serie di richieste, già portate all’attenzione delle istituzioni, in occasione della manifestazione del luglio scorso, sulla drammatica situazione della sanità calabrese, presso la Cittadella della Regione.
Non sto a fare la cronaca delle rivendicazioni – tra l’altro pubblicate all’ indirizzo:
https ://www.facebook.com /692849040799381/posts – ma i rappresentanti dei lavoratori nel ribadire l’urgenza di intraprendere il piano di rilancio del sistema sanitario calabrese, in sintesi hanno chiesto:
1) Modifica Decreto Calabria, in particolar modo nella parte riguardante i poteri commissariali. Nessuna proroga per la vigenza del Capo I del Decreto Calabria;
2) Apertura di un confronto con la struttura commissariale e con il Dipartimento alla Salute della Regione su:
- stabilizzazione e assunzioni di personale sanitario;
- riqualificazione e formazione del personale;
- modifica piano operativo rispetto alla riorganizzazione e al miglioramento della rete ospedaliera, del servizio emergenza-urgenza e della medicina del territorio;
- rapporti tra SSR e Università di Catanzaro per la funzionalità e la coerenza con la programmazione nazionale e regionale dell’Azienda ospedaliera universitaria di riferimento;
- internalizzazione servizi in appalto e relativo personale.
3) Sostituire con effetto immediato il Commissario per il Piano di rientro dal debito sanitario della Calabria e il Sub Commissario per l’inadeguatezza dell’azione rispetto al ruolo e al compito loro affidati.
4) Proroga del commissariamento delle ASP sciolte per infiltrazione mafiosa e affiancamento ai Commissari prefettizi di Direttori, Sanitario ed Amministrativo, di comprovata esperienza.
5) Necessità inderogabile dell’adeguamento della struttura commissariale.
6) Sterilizzazione del debito sanitario per un periodo congruo, al fine di non compromettere la possibilità dell’utilizzo di risorse necessarie per un opportuno rilancio delle politiche sanitarie regionali.
7) Utilizzo del MES al fine di un’ulteriore opportunità di rafforzamento e miglioramento del Servizio Sanitario Regionale.
8) Serve una mappatura chiara e definitiva sui Centri Covid, sulle strutture autorizzate ad eseguire i tamponi e a processarli, sulla fornitura di DPI e sull’individuazione del personale sanitario da destinare all’emergenza Covid.
9) Urge l’adozione di protocolli regionali e linee guida per un’uniforme gestione in tutta la regione dell’emergenza da Covid-19.
10) Urge imbastire un sistema di relazioni sindacali, al momento inesistente, con la struttura commissariale e con il Dipartimento alla Salute della Regione Calabria.
Il Ministro Speranza ha manifestato totale apertura e disponibilità verso le richieste proposte, sottolineando che a fine ottobre scadrà il Decreto Calabria e in quella fase il Ministero procederà, con la Regione Calabria, ad una valutazione complessiva della situazione per operare le scelte necessarie, coinvolgendo le organizzazioni dei lavoratori.
Ciò, però non ci esime dal fare alcune considerazioni sul fatto che, ieri come oggi, in campo sanitario esistono tre Italie che viaggiano a velocità diverse con la connivenza del governo nazionale che è il primo artefice per discriminazioni ed inique distribuzione delle risorse finanziarie tra nord, centro e sud. Come di fatto è avvenuto, confermando un modus operandi che trova radice nel lontano passato, anche in occasione della pandemia in atto.
Esiste poi, una cortina di ferro ed uno scollamento tra la turris eburnea della struttura commissariale del dipartimento regionale della sanità ed i diretti interessati alle decisioni che vengono prese sulla loro pelle.
Non sfugga a nessuno – politici nazionali e regionali ed utenti – che, tra tricche e ballacche, è un decennio che il fior fiore di commissari e manager – nominati da Roma Capitale – si alterna al capezzale della malata terminale sanità calabrese, senza cavare un ragno dal buco.
E’ da circa un decennio che i bilanci segnano il profondo rosso, aggravati dagli emolumenti dei tanti consulenti, predicatori della buona novella sanitaria, e degli altrettanto numerosi manager preposti alla normalizzazione delle disfunzioni finanziarie.
A tutt’oggi tranne che tagli indiscriminati su posti letto, operatori sanitari, ticket e superticket, ospedali mandati ramenghi, livelli essenziali di assistenza non rispettati e drammatico allungamento delle liste di attesa, i calabresi non hanno percepito altro.
Sembra ieri l’arrivo dell’ultimo console, il generale Saverio Cotticelli. Bellissime le premesse scolpite nella pietra, musica sublime per le orecchie dei calabresi, quando egli esordì quel caldo agosto 2019:
“ basta col mammellone da succhiare, cerco di far capire a tutti coloro che hanno gestito la sanità che il passato non torna più; abbiamo accertato situazioni di gravissima irregolarità, di infiltrazioni, competenza dell’autorità giudiziaria; troveremo il modo di imporre legalità e trasparenza”.
Fiducioso scrissi allora: Generale Cotticelli, noi altri moriamo dalla voglia di sapere chi ha ciucciato dal mammellone materno. E lei è l’unico deputato a scrivere quest’ultimo capitolo di una storia senza morale.
Purtroppo, siamo ancora alla prefazione !