Parliamo di beni culturali di Lamezia Terme: da alcuni decenni mi occupo del Corso Numistrano che, a mio giudizio, costituisce il bene culturale più importante e prezioso, ricco di memorie e di storia; ancora oggi, rimane la costruzione più bella della città, che i nostri antenati hanno costruito e ci hanno lasciato in eredità. È un bene culturale simbolo, luogo d’incontro, che ha svolto per oltre un secolo e mezzo e continua a svolgere, la “funzione indispensabile come spazio di socializzazione collettiva” per la nostra comunità.
Nonostante ciò, in questi decenni non vi è stato alcun intervento di riqualificazione o restauro o salvaguardia che lo abbia interessato, per cui il Corso è divenuto, progressivamente, una “Grande Schifezza”, un’area anonima, senz’anima, che serve solo come parcheggio per ogni genere di veicoli che vi sostano, su entrambi i lati, spesso in duplice fila, e come via di scorrimento per gli altri che debbono attraversare questo pezzo di centro storico da un capo all’altro. Questa rappresentazione, immutabile, va in replica, quotidianamente, di giorno e di notte, a tutte le ore.
Non è l’unica eclatante schifezza che esista a Lamezia Terme, ne esistono altre, ancorché meno importanti del Numistrano: Piazza della Repubblica, di cui parlerò più oltre; Piazza d’Armi, con quel ridicolo parallelepipedo, costruito non saprei dire con quale materiale, privo di qualsiasi funzione se non quella di imbruttire tutta la complessità dell’ampio spazio in cui sono stati inseriti gli interventi della presunta innovazione; Piazza Mercato Vecchio, con l’introduzione di quella inutile e sgangherata fontana, vuota sempre d’acqua e piena di immondizie, i cui lavori di ammodernamento (sic!) hanno violentato la piazza stessa ed il contesto urbanistico ottocentesco che le faceva da cornice.
Questo atteggiamento di disattenzione ed indifferenza verso le sorti del Numistrano, è da attribuire, prevalentemente, alla insufficienza di “cultura estetica”, oltre che alla mancanza di senso civico, della nostra comunità sociale, che non è particolarmente attratta dal gusto del bello, né amante della bellezza. Ed infatti basta guardare alla miserevole fine che ha fatto anche l’altro slargo che ha per titolo, nientepopodimeno che, “Piazza della Repubblica”. Ricordo l’appassionato dibattito, nel corso degli anni Ottanta del secolo scorso, tra i partiti politici ed i ceti sociali lametini mentre si discuteva delle prospettive che riguardavano l’avvenire di quell’area in cui stavano sorgendo, contemporaneamente, la Chiesa del Rosario ed il Palazzo di Giustizia. Quello spazio, dunque, sarebbe dovuto diventare una piazza, con la P maiuscola, che avrebbe dovuto testimoniare l’operosità, la bellezza, la civiltà, il gusto raffinato, la sensibilità estetica, il grado di sviluppo civile, sociale, culturale, economico, persino, della Lamezia moderna come il Corso Numistrano, aveva testimoniato e tramandato, nei decenni che si sarebbero susseguiti alla sua costruzione, tutte le virtù dei nostri antenati del XIX secolo; è diventata, invece, un’altra “Grande Schifezza”; uno slargo anch’esso commutato in un’area di parcheggio ricoperta interamente da veicoli nelle ore della mattinata, allorché riesce difficoltoso districarsi anche a piedi, e un deserto semi buio nelle ore notturne.
Riprendendo il discorso sul Corso Numistrano, bisogna sottolineare che il ceto politico amministrativo lametino, nei decenni scorsi, fino ai giorni nostri, non ha saputo immaginare e concretizzare ciò che gli amministratori di quasi tutti i centri grandi e piccoli d’Italia, anche meridionale, hanno saputo realizzare, cioè chiudere alla circolazione i luoghi di maggiore pregio delle loro città per salvaguardarli dall’incuria degli uomini e dal logorio del tempo. Anche diversi piccoli centri a noi vicinissimi, quale Pizzo Calabro o Amantea, per citarne un paio, hanno chiuso i loro centri storici; li hanno preservati, rendendoli più belli ed incrementando notevolmente anche l’afflusso di cittadini provenienti da altri paesi e città del comprensorio oltre che di turisti esterni. Infatti nelle serate e nottate dei mesi estivi di luglio-agosto è facile incontrare più lametini in Piazza della Repubblica di Pizzo Calabro (dove è possibile trascorrere delle ore a passeggiare o consumare un gelato seduti in un tavolo dei tantissimi bar all’aperto, o fare la stessa cosa lungo il corso di Amantea) che non sul corso Numistrano. Pertanto, oltre al limite della cultura e del senso civico della comunità sociale ci sono anche l’incapacità e la sordità del ceto politico-amministrativo che si sarebbe dovuto porre il problema di come salvaguardarne l’integrità ed impedire che, con il passare dei decenni, Corso Numistrano finisca col fare la medesima, triste fine di Corso Garibaldi, che prima che fosse costruito il Numistrano era il centro di Nicastro dove avevano sede i più importanti uffici civili della città.
Si sarebbe potuto pensare, per esempio, tra i rimedi possibili, alla costruzione di parcheggi, anche ai limiti del centro storico e, se possibile, sotterranei, per impedire il parcheggio e la circolazione dei veicoli e potervi accedere solamente a piedi. Oppure organizzare in altro modo, più razionale e sapiente, il traffico veicolare.
Penso, per esempio, alle due amministrazioni di “sinistra” che si sono susseguite, una dopo l’altra per un ventennio, durante le quali non è stato effettuato alcun intervento di restauro del Numistrano e di contrasto al parcheggio e al transito selvaggio che sempre più ne stravolgono le funzioni.
C’è da augurarsi che l’amministrazione Mascaro si ponga l’obiettivo d’intervenire con un qualche progetto di riqualificazione del Numistrano e sotto l’impulso dell’assessore alla cultura, Giorgia Gargano, che ne costituisce il “fiore all’occhiello”, lo restituisca alla fruizione, piena, della collettività lametina. A questo proposito, ho in mente l’esempio di una bellissima città dell’Umbria, Spoleto, nella quale ho soggiornato con la mia famiglia. A Spoleto, dunque, dove si svolge un festival di pregio internazionale, per accedere al Corso Garibaldi (detto Borgo), il centro storico, isola pedonale dove abitavo, bisogna lasciare i veicoli in dei parcheggi costruiti ai limiti di esso; nessuno vi può entrare con il proprio mezzo se non per il tempo limitato per il carico e lo scarico di merce, per i negozianti, o dei propri acquisti per i comuni cittadini che abitano negli edifici che vi rientrano. È superfluo aggiungere che, vuoto di macchine, quel Corso è pieno di migliaia di turisti, italiani e stranieri, in tutte le stagioni dell’anno.
A Lamezia il Corso Numistrano serve unicamente, lo ribadisco per l’ennesima volta, per parcheggio o transito delle macchine; anche il passeggio serale è stato confinato esclusivamente sui due marciapiedi, dove, se non si sta attenti, si finisce con lo scontrarsi tra persone. Naturalmente, come contrappasso, non vi si trovano turisti né di altre regioni italiane, né stranieri. I quali, nonostante ci si sforzi di urlare che Lamezia è una città “bella ed invidiabile” se anche vi si dovessero capitare per caso, non appena arrivati al “cuore” di essa, il Corso Numistrano, appunto, vedendolo stracolmo unicamente di veicoli senza alcunché di attrattivo che meriti di essere visitato o gustato non vedrebbero l’ora di scapparsene.
Sono convinto che tutti i cittadini di Lamezia sarebbero molto più felici, ed anche gli sparuti negozianti che vi sono rimasti ne trarrebbero maggiori benefici, se il Corso Numistrano potesse essere trasformato in isola pedonale dove poter passeggiare, socializzare, procedere tranquillamente ai propri acquisti e potervi svolgere degli eventi importanti.