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MAFIA E MASSONERIA
Prendetevi ciò che vi aggrada e levatevi dalle scatole, lasciateci la parte migliore di noi: il possesso della nostra volontà pacifica ed onesta, il nostro arbitrio, la santa gentilezza dei forti.

Ne “Il Caso Scafroglia”, una trasmissione di quasi due decenni addietro, tra i vari personaggi interpretati dal proteiforme Guzzanti, uno, coll’inconfondibile cappuccio a cono e un collare da Gran Maestro, fingeva di interporsi prepotentemente nel palinsesto sulla falsariga di una necessaria interruzione televisiva, strafottendosi altamente del pubblico ordinario, e ciò allo scopo di prodigare delle nuove e segretissime linee guida agli adepti di un ordine fantomatico denominato caratteristicamente: i Cavalieri della guallera d’oro. Gli arredi di scena, da cui il frammassone pronunciava i suoi ragguagli sibillini, caricaturizzavano quelli della classica società segreta, coi suoi bilancini e l’immancabile cazzuola dei Liberi Muratori: solerti esecutori del progetto del Grande Architetto del mondo.
Un precedente ancora più celebre di iconoclastia massonica la si può rintracciare nel capolavoro monicelliano “Un borghese piccolo piccolo”, il cui protagonista, interpretato da un tormentato Alberto Sordi, è più che disposto a compromettersi con una ridicola loggia massonica pur di sistemare il figlio disoccupato in qualche carrozzone occupazionale. (Detta pellicola rappresenta giustamente il cul de sac della commedia all’italiana)
Si può anche sorridere di ciò, eppure, tolta di mezzo la tara pacchiana della sua espressione popolare, si scopre che non vi è potere occulto e sinistro che non rivesta subito il triste nome di massoneria.
Le notizie che gravitano attorno al suo operato ed alle sue cointeressenze, piuttosto scarne, e quasi sempre relegate ai margini di qualche annale di chiara fama complottista, sono decisamente vaghe ed insaccate immancabilmente in un fumoso progetto di dominio finanziario che passa attraverso banche speculative internazionali, nonché tutte le manipolazioni psicologiche della più bassa lega. L’immagine, se vogliamo, più apollinea, è invece quella ufficializzata e burocratica, la quale mostra le varie logge non dissimili da una qualsiasi organizzazione umanitaria: il semplice quanto discutibile concetto di massoneria bianca. Si tratta insomma di potenti: per lo più medici ed uomini di legge, che si riuniscono col benemerito proposito di illuminare il mondo… Posta in questi termini la questione non può che irraggiare una luce nefasta.
Ma quale reazione chimica può scatenarsi se alla potente umanità di cui sopra va a sommarsi quella dei loro cugini in gessato, col crocefisso d’oro al petto e la lupara ad armacollo (tanto per maramaldeggiare ad oltranza sugli stereotipi)? Nascono in tal caso neologismi-bouquet quali massomafia, o mafia massonica, per essere appoggiati a inesplicabili realtà simili a quelle che serpeggiano nella nostra beneamata regione, dove è tutto mafia, e, nel contempo, tutto massoneria, se non si indulge a separare il semplice atteggiamento civile, fatto di raccomandatizie e di altre luride piccinerie, dalle vere e proprie strutture organizzative di mutuo soccorso il cui nome degli eletti sta scritto nel regno dei cieli.
Mafia e massoneria: due territori il cui limite non è un cordolo, ma una sfumatura. Fra di esse non vi è quasi soluzione di continuità. Ciò ci insegna oggi, meglio di ogni altro, il territorio catanzarese, dove politica, ‘ndrangheta e società segrete danzano alla luna piena un sabba magnetico e ancestrale. E così nell’anno 2020, asfittico, infinito e bisestile quanto mai altri, si possono già cavare i più funesti presagi per l’avvenire. Vedete tutte queste magnifiche ricchezze, questi cospicui fondi sempre promessi e sempre differiti, queste sorti progressive, stupende e inaudite, tutto quanto di più bello, consolatorio e benigno può produrre il mondo materiale: sviluppi, sanità, ottimizzazione?… Ebbene dimentichiamoci di tutto questo: poiché non c’è nulla che non passerà prima dalle loro fauci… Lo ius primae noctis vale per loro su ogni cosa che ci spetta… Qualcuno un tempo affermava che per sconfiggere davvero la malavita (e per estensione le iniquità massoniche) si doveva pervenire in qualche modo tutti – nessuno escluso – alla condizione di affiliati. Io, in modesta opposizione a queste dottrine speciose, appartengo alla parrocchia di quelli che sono invece d’accordo col lasciargli tutto, proprio tutto; ma si intenda, senza livore od invidia di sorta. Chi osa stigmatizzarli poiché non è invitato al banchetto, ma nel suo segreto nutre la loro identità rapacità, è indegno di biasimarli. Ma si, trafugate pure ogni cosa, voi che tutto potete, invischiatevi nel brago da cui provenite… Avete ambizioni terrene? Prendetevi ormai ciò che vi aggrada e levatevi dalle scatole. Siamo mortalmente stanchi del solito giochetto dell’esca e del veleno, ed il gesto supremo di calpestare anche le briciole che ci piovono dalla mensa di questi vigliacchi, è sempre più lungi dall’essere sacrilego… Lasciateci la parte migliore di noi, che è il possesso della nostra volontà pacifica ed onesta, il nostro giusto arbitrio: la santa gentilezza dei forti. Ritrovando noi stessi, e solo a questo patto, ci sarà restituito anche il maltolto. Non posso, in fondo a questo intervento, che terminare con le grandi parole del poeta Hölderlin:

Un tempo quei solitari si crearono, amando,
un universo segreto, noto solo agli Dei.
Quelli che curarono solo ciò che muore, accolse
la terra. Ma essi vanno più prossimi alla luce,
in alto verso l’Etere. Essi, i fedeli all’amore
dell’anima, allo spirito divino, sperando,
soffrendo, in silenzio, vinsero il Fato.

E tanti auguri a voi…