Sono nello studio del dott. Tommaso Sonni. Aspetto pazientemente che vada via l’ultimo suo assistito per sentirlo prima del ballottaggio che lo vede leader del centro sinistra contrapposto all’avv. Paolo Mascaro, paladino del centro destra.
Per quale motivo? In giro per la città, improvvisati quanto inattendibili politologi ne dicono tante: Sonni demorde, non vuole più fare il sindaco, rifiuta ogni apparentamento, ha scarsa conoscenza dei problemi della città ed una visione eterea del ruolo della stessa.
Se tali affermazioni provenissero da sotto moquette, radio città per esempio, non andrebbero nemmeno prese in considerazione, ma se invece trapelano da accreditati apparati politici è chiaro che vengono fatte per disorientare chi prossimamente, il 14 giugno, dovrà esprimere il suo voto per l’elezione del sindaco.
Forse ha un po’ “spiazzato” gli elettori lametini l’apparente nochalance di Sonni quando, durante i suoi incontri con l’elettorato, ha candidamente dichiarato: votando me si vota un nuovo modo di far politica, basta con gli inciuci, non votatemi se non insieme alla mia squadra; forse quel suo atteggiamento alla Cincinnato, pronto a tornare a coltivare il suo orticello – peraltro mai abbandonato – ha fatto sospettare che il suo interesse ad amministrare Lamezia sia marginale; forse, ancora, ha sbalordito il concetto, più volte da lui ribadito, che la politica è servizio e non occupazione, concetto che può essere suonato strano alle orecchie di quanti – ancora troppi! – pensano (e purtroppo trovano normale) che tutto, in fondo, si risolva nel raccattare voti con qualsiasi mezzo e modo, nella speranza di occupare un qualche posto, anche piccolo, di potere.
Certo è che in giro si percepisce questo strisciante e latente rumor finalizzato ad intorbidire le acque.
Dott. Sonni, sei sempre intenzionato a perseguire l’obiettivo, o ti sei già pentito di essere sceso in campo?
Io non demordo, voglio amministrare questa città, ma non a tutti i costi. La difficoltà più grande è che ovunque c’è grande conflittualità; attraverso il confronto democratico, una politica che voglia essere di alto profilo deve compiere la magia di recepire e portare a sintesi quanto c’è di buono nelle differenti opinioni, nel superiore interesse della collettività. Così non è stato nella storia della nostra città, costantemente martirizzata dal principio delle appartenenze, di centro sinistra o di centrodesta, principio che ha spesso relegato in secondo piano la valutazione dell’intrinseca utilità delle proposte e dei progetti. In questo modo, si è arrivati finanche “alla frittura mista” di maggioranze costituite lì per lì su interessi particolari. La mia idea, invece, è che le differenze sui fatti programmatici possono e devono esistere ma, alla fine di ogni confronto, si deve avere e dare certezza che la conseguente decisione è stata presa nell’interesse della collettività e non dei potentati.
Durante i miei giri elettorali, qualcuno mi ha chiesto, disarmandomi, garanzie su quanto andrei a fare da amministratore. Non avendone, e – sopra tutto – non avendo niente da millantare, gli ho risposto: “giuro sul mio onore…”.
Hai mai avuto qualche ripensamento, qualche cedimento?…
No, se intendiamo per tale il desiderio di abbandonare l’agone politico.
Diecimila e duecento voti conseguiti al primo turno sono pochi o tanti?
Non sono un politologo, non so se siano pochi o tanti. Una volta raggiunto l’obbiettivo di vincere le primarie, avevo la certezza che sarei andato al ballottaggio. Per me, neofita della politica, è stato un grande successo arrivare prima di Pasqualino Ruberto, che ha una macchina elettorale di tutto rispetto.
Nell’ascoltare un tuo comizio mi ha colpito una tua frase rivolta ai presenti: “vi sorprenderò”. Cosa intendevi dire?
No, non sono Henry Potter e – ahimè – non posseggo i suoi magici poteri. Tra me e me pensavo solamente che da sindaco avrei ereditato Lamezia, la terza o quarta città della Calabria, allocata nella regione “Cenerentola di Italia”. Pensavo, tra me e me, che solo la politica è l’unica magia che può tenere insieme persone diverse al servizio dell’interesse collettivo. Sarebbe una grande sorpresa e conseguirei eccellenti risultati se riuscissi a trascinare in questa avventura le forze sane della città.
Tommaso Sonni, la tua è una rivoluzione copernicana, certamente un fatto nuovo sotto il cielo lametino, abituato a inciuci, accordi sottobanco e maggioranze posticce e occasionali. Fai parte di uno schieramento, il centrosinistra, che è stato sorpreso dallo tsunami di Città Reattiva. Non ritieni che il tuo modo di far politica trovi sacche di resistenza e semini panico e preoccupazione tra i blasonati benpensanti?
In questi ultimi mesi credo che mi abbiano distinto la linearità e la coerenza. Se ricordi alcuni commenti fatti nel momento in cui, uno dopo l’altro, tanti candidati si sono defilati dalle primarie, ti accorgerai che i politologi locali hanno sparato le solite vuote illazioni: chissà Sonni che accordo ha fatto con Grandinetti anzi che con Piccioni. Niente di niente. Anche oggi, come ieri, opero costantemente alla luce del sole. Per cui non nascondo che mi sono incontrato con Ruberto, con Mazzocca, con D’Ippolito e quanti altri e – sebbene sia del tutto legittimo che ogni forza politica auspichi la presenza di propri rappresentanti al governo della città – ci siamo limitati a parlare cordialmente di eventuale collaborazione nella condivisione di precisi programmi. Così come in seno alla coalizione del centrosinistra ho fatto ben presente che la mia squadra di governo sarà composta prima di tutto da preparati professionisti. Non è escluso che questi ultimi possano provenire dalle file dei partiti o dei movimenti facenti parte della coalizione, ma certamente non sono accettate imposizioni di sorta. Sono stato chiaro con tutti e disponibile a recepire nel programma operativo il meglio delle proposte. Se essi si sentono garantiti mi votino e mi facciano votare. Ho già inserito nel da farsi proposte dei pentastellati (progetto smaltimento rifiuti), la valorizzazzione delle terme di Caronte di Ruberto, la Città delle Muse di Mazzocca e tanto altro, accompagnando il tutto con una sola raccomandazione: se vi sta a cuore la città e volete vedere realizzato, con una vostra partecipazione attiva, quanto avete proposto, io ve ne offro l’occasione.
Pensi che al ballottaggio riuscirai a sovvertire il risultato?
Sono fortemente convinto di questo. Il mio progetto politico rappresenta ciò che serve alla città e, soprattutto, apre una buona, nuova fase di politica, finalmente chiara e scevra di compromessi.
Nonostante il centrodestra abbia gridato ai quattro venti che avrebbe vinto al primo turno, non c’è riuscito. Il mio competitor, Paolo Mascaro, annunciato uomo del cambiamento, mi sembra sia solo il leader di una grande ammucchiata, con le solite facce e gli stessi soggetti che hanno condiviso le sciagurate esperienze governative regionali.
Il motivo per cui sono sceso in politica risiede nel fatto che anche in me è montata quella stessa protesta che pervade l’animo dei lametini, ai quali oggi vien data la possibilità di un cambiamento radicale nel governo della città. Se il mio messaggio sarà pienamente recepito, non ho dubbi che la vittoria sarà un mio appannaggio. Altrimenti tornerò, come hai detto tu, a fare il Cincinnato nel suo orticello.
A proposito dei lametini, cosa ti fa essere così ottimista relativamente alla loro presa di coscienza e consapevolezza di trovarsi al punto di non ritorno?
E’ cambiata l’Italia, è cambiata la Calabria e con essa la nostra Lamezia. Nei contatti che ho avuto con la gente in questi giorni ho recepito quanto desiderio di aria pulita, di legalità, di trasparenza ci sia tra i cittadini. Probabilmente ci si sta re-innamorando della politica.
Hai pronta la tua squadra di governo?
Assolutamente si, ho già le idee chiare, ma non faccio nomi per evidenti motivi. Dico solo che le donne saranno più numerose degli uomini, che nell’affidare gli incarichi non mi avvarrò di provate esperienze, che la presidenza del consiglio andrà all’opposizione. Ma questa è solo una faccia del cambiamento, perché intendo valorizzare appieno le capacità e le competenze dei consiglieri comunali.