Vai al contenuto

LA VOCE DELLA CITTA’
Le notizie dell’ultime ore
a cura di Redazione di Lamezia 3.0
Attualità – 18/11/2020 

 
CALABRIA  E  SOCIETA’  CIVILE  ORGANIZZATA
di  Costantino Fittante

Le vicende della sanità calabrese dovrebbero indurre la società civile organizzata (Partiti, Sindacati, Anci, Upi, Associazioni Professionali e Imprenditoriali) ad una riflessione e ad un dibattito pubblico che aiuti a capire come si può uscire da una condizione compromessa oltre ogni limite.
Ma dai soggetti citati non arrivano segnali di impegno civico. C’è una sorta di scollamento tra la realtà e le organizzazioni menzionate. L’unico a parlare è il presidente facente funzioni della Regione. Un personaggio che nessuno ha eletto – che è li perché nominato dalla presidente Santelli  secondo la logica spartitoria del potere – che dovrebbe rigidamente  limitarsi a gestire l’ordinaria amministrazione e invece parla, chiede le dimissioni di ministri, l’allontanamento di commissari, ecc. mentre dovrebbe esser lui a dimettersi. La società calabrese è ricca di professionisti seri e preparati.
 Stanno nelle università, nelle scuole, ai vertici di imprese e organizzazioni sociali. Ma stanno chiusi nel loro ambito, osservano, valutano silenziosamente, ma non ipotizzano nemmeno lontanamente la loro scesa in campo per qualificare e fare funzionare secondo una visione di bene comune, le istituzioni (Regione, innanzi tutto, e poi Enti Locali) e la miriade di società pubbliche e/o  partecipate, le fondazioni.
Ma perché questa separatezza?  C’è come una sorta di timore? L’insieme della situazione della regione, per di più condizionata in ogni settore dalla penetrazione della ‘ndrangheta, rafforza un senso comune molto diffuso tra i singoli e la società organizzata: chi me lo fa fare?
Tra costoro è ampia la convinzione che l’impatto con le istituzioni, principalmente la Regione, non ti mette al sicuro da responsabilità riflesse che vengono dal passato e che comunque ti fanno diventare oggetto di indagini giudiziarie e di avvisi di garanzia, ecc.. Senza contare l’effetto deleterio che producono i social, i giornali (non tutti per fortuna), le dichiarazioni dei personaggi più vari dediti a pronunce deleterie per l’onorabilità delle persone. Allora si preferisce rimanere nei propri ambiti, continuare a insegnare, ad esempio nelle Università e nelle Scuole, preparare al meglio i ragazzi destinati, ahinoi, all’emigrazione al nord Italia o all’estero.
Una situazione bloccata, Ipotizzare che si possa cambiare in vista delle elezioni regionali dei prossimi mesi, è difficile se non si produce qualcosa di innovativo da parte dei soggetti sopra citati.
I partiti, quelli del centro sinistra innanzitutto, all’interno dei quali è sperabile che ci sia ancora del positivo e culturalmente alto, farebbero bene ad uscire dal silenzio o dai rituali tradizionali, per condannare senza esitazione la pratica del “posizionamento e della ricerca di protettori esterni, magari dirigenti nazionali”, per aprire un ampio confronto che porti alla definizione di un programma realistico e attuabile e a liste qualificate. Se ciò non si produce, la Regione sarà condannata ai commissariamenti: ora alla depurazione e ai rifiuti urbani, dopo alla sanità, e a seguire alla spesa dei fondi europei o altro ancora.
I fuori della nostra regione nonostante, per una funzione legata alla tempestività dell’intervento, sarebbe stato opportuno collocarlo in una posizione baricentrica per la regione.
Ancora oggi quella Rete Ospedaliera Tempodipendente Politrauma è incompleta e la nostra regione è l’unica a non essersi dotata di così importante funzione nonostante ben 11 commissari e subcommissari.