La fotografia di una regione tormentata da malapolitica, mafia e massoneria. La farsa tragicomica del governo che non governa e dei commissari dimissionari l’un dopo l’altro. Il voto di scambio, prassi e consuetudine di ogni competizione elettorale.
La Calabria galleggia tra gli indebitamenti del comparto della sanità e le crepe maleodoranti presenti nel settore ambientale. La voragine del disavanzo della voce di spesa più pesante del suo bilancio supera i duemila milioni di euro mentre la stretta sui servizi e sul personale scopre le croniche insufficienze di una rete sanitaria regionale debole e compromessa da espressioni di volontà clientelari che, attraverso l’unica fabbrica del sud, han costruito grandi, immense fortune, elettorali e non.
Non è diversa la situazione del settore ambientale che, pur dopo lo sperpero di consistenti risorse finanziarie, ha ridotto il nostro mare in pattumiera e le discariche in opportunità di lauti guadagni.
E’ questa la fotografia di una regione che, dopo cinquant’anni di regionalismo, malgrado gli slogan e le posizioni propagandistiche, segna il passo certamente per la cecità – ma non solo quella – dei politici regionali e per le discriminazioni degli organi governativi nella distribuzione delle risorse tra Nord e Sud.
Non mi va di scrivere della miserabile vicenda Tallini perché egli non è altro che l’ultima ruota di un carro che da nord a sud ha a bordo, fatte le dovute eccezioni, attori e comparse, fabulatori e giullari, che si sono alternati sulle scene, regalandoci parentopoli, nepotismo e clientelismo, se non di peggio.
Le cronache son piene di questo genere di amenità. Pertanto si astengano quei buontemponi che, con sorrisetto ebete, non perdono l’occasione di sputare giudizi velenosi sugli ignari abitanti di questa parte del territorio peninsulare.
Si astengano pure i pennaioli del giorno dopo, quelli che, esperti in incensi e lodi, speranzosi di doviziosi ritorni, han sempre taciuto, sottaciuto o ignorato inequivocabili verità.
Oggi tutti cascano dal pero, come se scoprissero solo ora che la sanità, i rifiuti, la depurazione costituiscono la zona grigia in cui politica, mafia e massoneria deviata vanno a braccetto.
Ignorano i politici cos’è il voto di scambio, né tantomeno ne sono a conoscenza le segreterie dei partiti che compongono le liste con candidati, giudicati solo in ragione del potenziale elettorale di ciascuno.
Non si sono accorti i governi succedutisi in quest’ultimo decennio che la sanità calabrese, malgrado i commissariamenti a go-go, stava scivolando in un baratro profondo due miliardi di euro.
Se ne sono, invece, resi conto i calabresi, subissati da ticket e super ticket e da cancellazioni, dalle liste dei medicinali prescrivibili, di specialità mediche essenziali, fino al paradosso che i balzelli gravanti su alcuni prodotti sono diventati superiori addirittura al costo degli stessi.
E che dire delle prestazioni sanitarie erogate in tempi biblici o di interventi chirurgici messi in elenco a qualche anno di distanza?
Commissariamento, quindi, teso e proteso, in nome del risparmio ad ogni costo, al taglio di posti letto, alle chiusure di ospedali, allo smembramento di reparti, al ridimensionamento dell’organico medico ed infermieristico, insomma a tutto ciò che col deficit non aveva niente a che vedere.
Malgrado le segnalazioni dei vari Tavoli di verifica, non ho avuto mai il piacere di sentire che qualche commissario abbia “attenzionato” gli sperperi, o che abbia aggiustato la traiettoria delle “pipì fuori dal vaso” di un incontinente dipartimento sanitario regionale, o che si sia dato da fare per instaurare una tenuta dei conti reale e non orale.
Anche questa è una ciliegina sulla torta: ad oggi, dopo il decennale avveduto commissariamento, c’è qualcuno che può giurare sull’ammontare esatto delle perdite della sanità calabrese?
In questo immane guazzabuglio che peso ha l’indifferenza dei governi avvicendatisi in quest’ultimo decennio? Ci si accorge solo oggi dell’inutile presenza, della scarsa fattività e del non trascurabile peso economico dei team commissariali?
E’ evidente, in un contesto del genere, che malapolitica, massoneria deviata, ‘ndrangheta hanno trovato l’ambiente giusto per perpetuare i loro business, così come è chiaro che non è indenne da colpe il governo centrale per non essersi accorto – non avendo contezza o il tempo di occuparsi della “sanità calabrese” – che essa versa in condizioni peggiori di quando ha avuto inizio la terapia commissariale.
Galeotta, quindi, quell’intervista del Tg 3 regionale che ha messo a nudo l’incapacità gestionale del manager preposto alla terapia intensiva della sanità calabrese, nonché la tragedia che da tempo immemore sta vivendo la gente calabra!
Meno male che c’è il procuratore Gratteri, che ha scoperchiato con l’arresto di Tallini l’avello del voto di scambio perennemente presente ed efficace – in Calabria come altrove – in ogni circostanza elettorale, da quelle politiche, alle regionali ed alle amministrative.
Il voto di scambio, sì proprio quello – favori, prebende, appannaggi in cambio di voti – il cavallo di battaglia del giudice Romano De Grazia, presidente emerito di Cassazione e colonna portante del Centro Studi Lazzati, autore della omonima legge che il Parlamento, dopo diciassette anni di lotta, ha approvato nel 2010, avendo cura di manipolarne il testo quanto bastava a renderla inefficace.
Era una legge non gradita ai politici non puliti, una sfida culturale partita proprio dal profondo sud, non dalla Milano di tangentopoli.
Hanno, purtroppo vinto loro e la bonifica invocata dagli onesti è andata a strafottersi!