Vai al contenuto

DEFLAGRA LA POLITICA AMMINISTRATIVA LAMETINA!
Gli esiti dell’istruttoria dell’Ufficio VII del Ministero degli Interni rimandano agli esami di riparazione le delibere del consesso comunale relative all’assunzione del personale

Un grosso petardo di natura politico/amministrativa ha squassato la sonnacchiosa comunità politico/partitica lametina, impaurita dalla crisi pandemica, nei giorni della settimana scorsa. Sono pervenuti al comune di Lamezia Terme, inviati dall’Ufficio VII del Ministero degli interni, gli esiti dell’istruttoria concernente le deliberazioni n. 232 e n. 236 adottate, rispettivamente, il 31 luglio ed il 4 agosto del corrente anno dall’amministrazione comunale lametina.
Se è vero, forse, che non si tratta di una bocciatura dell’operato dell’amministrazione come gli avversari politici accusano e come il sindaco, fuori dalla grazia di Dio, tenta disperatamente di negare, è certo che l’Ufficio VII, prima menzionato, ha rimandato agli esami “settembrini” di riparazione i provvedimenti che l’amministrazione ha approvato con le due citate deliberazioni.
La comunicazione dell’Ufficio VII si conclude con l’intimazione rivolta all’amministrazione comunale affinché : «il provvedimento (ovvero, quanto è contenuto nelle due deliberazioni) deve essere riadottato in conformità della normativa vigente, con tutte le modifiche ed integrazioni necessarie, tenendo anche conto dei rilievi e delle indicazioni formulate dall’organo di revisione», ossia del collegio dei revisori dei conti, che nella riunione consiliare del 18 settembre c.a. è stato non solo insolentemente maltrattato, ma è stato sbeffeggiato con inaudita violenza verbale da parte del sindaco, da alcuni amministratori e da qualche consigliere acquisito dalla maggioranza solo perché ha fatto il suo mestiere; vale a dire, non se l’è sentita di dare parere favorevole a tutto quanto era stato predisposto e il consiglio era in procinto di deliberare.
E’ tanto vero che l’amministrazione comunale deve ri-adottare ed adeguare i suoi deliberati alle normative ed ai procedimenti richiamati dall’Ufficio VII che il presidente del consiglio, Zaffina, su richiesta del sindaco, si è affrettato a convocare il consiglio comunale per lunedì prossimo 30 novembre, per cercare di scongiurare la bocciatura, quella sì definitiva, di tutte le decisioni che sono state assunte con le deliberazioni della giunta e del consiglio comunale rischiando, così, la paralisi dell’Ente.
Sono così tanti e gravi i rilievi di ordine normativo, amministrativo, procedurale, contabile rilevati dall’Ufficio istruttore  e disseminati nelle pagine pervenute al comune che si fa fatica ad enumerarli e ricordarne di ciascuno la natura e la portata. Per cui, mi pare che centri l’obiettivo la critica mossa dal partito democratico di Lamezia nel sostenere che la giunta ha dimostrato di amministrare la cosa pubblica con dilettantismo e, aggiungo io, con inadeguatezza, tanto che mi è sorto il dubbio se quella che governa il nostro comune sia  una giunta che abbia la capacità di amministrare, con competenza e senso della realtà fattuale, una città tra le più popolose ed importanti della Calabria come Lamezia Terme, oppure ci si trovi davanti ad un’amministrazione che la guida e la regge come se si trattasse di un grosso agglomerato urbano appartenente ad una delle tante “repubbliche delle banane” sud-americane dove regnano sovrani il pressappochismo, la superficialità, l’incapacità e la strafottenza per l’osservanza delle norme e delle procedure.
Quali sono, in particolare, le carenze che l’Ufficio VII del Ministero degli interni ha imputato all’amministrazione lametina? Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Si comincia col rilevare che nelle due deliberazione, 232 e 236, non sono riportate con quale “deliberazione sia stato approvato il rendiconto 2019; non è riportato con quale deliberazione sia stato approvato il bilancio di previsione 2020/2022; non è stato riportato se i rispettivi dati siano stati trasmessi alla Banca dati delle amministrazioni pubbliche (BDAP)”. Cose da pazzi, mi verrebbe da dire!!
Per cui, è la deduzione che l’Ufficio VII ne trae, il comune di Lamezia Terme è ancora in esercizio provvisorio per l’anno 2020 ed amministra, aggiungo io, utilizzando i dodicesimi del bilancio di previsione 2019 e non l’intero stanziamento di quello del 2020.
Ancora, l’Ufficio VII fa notare che nelle deliberazioni 232 e 236 non è riportato se il “Piano del fabbisogno di personale (PFP) sia coerente con quanto previsto dal DUP 2020/2022”. Qui la patata, già di per sé bollente per la giunta, diventa bollentissima perché il PFP non può essere coerente con un documento, il DUP, che non esiste.
Come ho scritto altre volte, nella seduta consiliare del 4 agosto il consiglio comunale, nell’ignoranza totale di maggioranza ed opposizioni, non ha dato il proprio voto favorevole ad un DUP, ma ha solo approvato il programma elettorale del sindaco che è stato contrabbandato per il Documento unitario di programmazione.
Quindi l’amministrazione non ha né una programmazione strategica di lungo periodo per impostare i suoi progetti di durata poliennali o di mandato, né una programmazione operativa di breve periodo, per affrontare i problemi che vengono programmati con validità annuale. In un Documento unitario di programmazione che sia veramente tale, gli uni e gli altri, ossia i progetti strutturali o di mandato e quelli operativi o di breve periodo, costituiscono i contenuti a cui correlare in modo coerente la richiesta di autorizzazione per assumere nuovo personale.
Non è del tutto da sottovalutare, secondo me, l’ipotesi che se l’Ufficio VII dovesse chiedere all’amministrazione lametina di esaminare il DUP per verificare il modo in cui la richiesta di nuove assunzioni vi sia correlata e sia coerente con esso, la giunta potrebbe andare incontro alla bocciatura  completa del documento che per ora è stata evitata, e procrastinata, in attesa che si “riadotti il provvedimento  in conformità alla normativa vigente, con tutte le modifiche ed integrazioni necessarie, tendendo conto dei rilievi e delle indicazioni formulate dall’organo di revisione”.
E sì, perché il macigno più pesante e difficile da rimuovere è costituito proprio dal parere non favorevole che il collegio dei revisori dei conti ha espresso con verbale n. 370 del 17 luglio 2020, inviato all’amministrazione comunale che lo ha acquisito il 20 del medesimo mese.  In questo verbale l’organo di revisione, esprimendo parere non favorevole, ha sostenuto che “non sussistono le condizioni per asseverare (garantire, n.d.r.) che il comune, per effetto del Piano dei fabbisogni di personale, non alteri il rispetto pluriennale dell’equilibrio di bilancio”.
Adesso l’amministrazione, che nelle precedenti deliberazioni aveva ignorato completamente il parere negativo dei revisori, sarà costretta a fare marcia indietro, ri-deliberando tutto in modo tale  che possa avere il parere favorevole dell’organo di controllo e quindi dovrà rivedere l’impianto dell’edifico che aveva faticosamente costruito, ma che, evidentemente, si reggeva su fondamenta di cartapesta, per poter assumere altro personale.
La partita è complessa ed ancora lunga; staremo a vedere come andrà a finire.