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IL DIAVOLO FA LE PENTOLE E SIRIANNI LE SCOPERCHIA
Cosa avviene nel Pd lametino? Forse sono in corso i soliti giochetti che l’hanno portato alla disfatta alle scorse elezioni regionali e comunali?

La notizia delle dimissioni del segretario del Partito Democratico lametino, Antonio Sirianni, rese note il 21 novembre scorso, mi ha colto di sorpresa perché solo due giorni prima avevo avuto un’interessante interlocuzione politica, tramite telefono, con lui.
Si dimette, Sirianni, con una lettera dignitosa in cui rivendica con forza il lavoro portato avanti, in circa quindici mesi d’impegno, per “rigenerare” un partito che era ridotto a frattaglie quando lui lo ricevette in eredità in uno dei momento più bui e burrascosi della storia del Pd lametino. Ci ha messo tutto l’impegno e l’entusiasmo di cui è stato capace lavorando nel mezzo di eventi importanti e difficili quali le elezioni amministrative prima, quelle regionali poi e l’imperversare della pandemia da Covid-19 di tutti questi mesi. Giustamente ricorda, l’ormai ex segretario, che nel momento in cui ne assunse la direzione il partito non aveva più nemmeno una sede ed anche trovarne una fu un’impresa tutt’altro che facile. Con orgoglio rivendica di avere iniziato un lavoro con cui ha cercato di coinvolgere sempre più dei giovani, entusiasti e motivati, verso l’impegno politico.
Quali motivazioni, Sirianni adduce come determinanti delle sue dimissioni? Riporto il punto focale del comunicato che lui stesso ha redatto e pubblicato: « …per rispetto a loro (ai ragazzi che con lui hanno collaborato fino al giorno precedente alla decisione di dimettersi, n.d.r.) e alla mia storia fatta di militanza e trasparenza non posso accettare giochetti di chi che sia. Gruppi di pressione interni che hanno stabilito a tavolino le prossime candidature regionali, mi portano a ritenere esaurito il ruolo di direzione di questo partito ».
Fin qui Sirianni. C’è da aggiungere che con le sue dimissioni si creano le condizioni perché il Pd lametino e i suoi eventuali candidati subiscano un’altra pesante batosta alle prossime elezioni regionali, nonostante alcuni “dirigenti” del partito lametino si siano affrettati ad emettere, a loro volta, un comunicato per rassicurare, l’inclito, il colto e lo stronzo, che non è vero che all’interno del partito ci siano in atto giochetti, come asserisce il segretario dimissionario, che tutti hanno lavorato per rigenerare il partito, che non ci sono gruppi di pressioni interni che abbiano già stabilito a tavolino le prossime candidature regionali, ma che invece tutto la va bene, madama la marchesa!
Insomma, secondo il comunicato stampa reso pubblico dai dirigenti rimasti alla guida del Pd, si potrebbe  essere indotti a pensare che Sirianni si sarebbe inventato tutto oppure sarebbe stato così strabico da scambiare gli zebedei per lampioni.
Quale che sia, tuttavia, l’opinione che ciascuno si è fatta o si può fare di questa storia del Pd lametino, è più che probabile, a mio parere, che i giochetti e le pressioni che Sirianni  ha reso pubbliche siano fondate e credibili, sol che per un momento si ritorni con la memoria a meno di un anno addietro quando il complesso della dirigenza del Pd non fu in grado di intessere alcuna interlocuzione con altri movimenti di centro-sinistra e con lo stesso Movimento 5 Stelle per creare un’aggregazione elettorale che si presentasse, con credibilità politica e programmatica, e si  contrapponesse, con maggiori probabilità di successo, alla candidatura del sindaco uscente che si riproponeva all’elettorato nonostante il consiglio comunale della precedente consiliatura fosse stato sciolto per infiltrazioni malavitose.
Benché lo conosca poco, sia come persona che come politico, avendone però osservato, come semplice cittadino elettore, il lavoro di riorganizzazione partitica e politica di questi mesi in cui è rimasto alla guida della segreteria cittadina pieddina, a Sirianni va il mio apprezzamento.
E tuttavia, sento di dovergli muovere un rilievo, semplice, ma della massima importanza. Se veramente egli tiene alla trasparenza, alla correttezza, alla coerenza dei proprio atti, alla validità e gratuità della sua militanza, deve essere disposto ad affrontare a viso aperto le attuali condizioni avverse ed indicare con nome e cognome gli autori dei “giochetti” di cui ha individuato il sotterraneo procedere. Non solo, ma deve altresì indicare da chi sono costituiti i “gruppi di pressione” interna, cittadini o provinciali, la cui unica preoccupazione sarebbe quella di stabilire a tavolino le prossime candidature regionali per tentare di assicurarsi una poltrona, lautamente remunerata, dove rendere comoda la stabilità del proprio sedere. Sarebbe un tassello di grande valore che lui aggiungerebbe alla sua limpida storia politica nonché un servizio di grande rilievo che renderebbe all’elettorato, il quale potrà distinguere e scegliere con cognizione di causa, al momento in cui dovrà andare a votare, a chi dare la propria preferenza nell’urna.
Altrimenti, caro segretario Sirianni, non solo si è poco credibili, ma non si contribuisce, concretamente, a creare una cultura della moralità pubblica e a far crescere il senso civico della comunità politica. E nemmeno si dà l’esempio di come il linguaggio con cui ci si esprime quando si è impegnati e si parla e tratta di problemi e progetti di natura politica debba essere libero, trasparente, senza allusioni né veli.
Con le sue dimissioni, Antonio Sirianni ha parzialmente scoperto una pentola, quella del Pd lametino, in cui bolle qualcosa che non lo rende dissimile dagli altri partiti, le destre, dalle quali dice di essere diverso nella socialità, nei valori, nello moralità politica, nella validità dei programmi. Non resta, dunque, che la pentola venga scoperchiata del tutto e vengano rivelate sia in cosa consistano, più dettagliatamente, i giochetti e le pressioni sia chi ne sono gli eventuali autori. In mancanza di queste precisazioni non dobbiamo meravigliarci se il potenziale elettorato lametino di centro-sinistra dovesse reagire con disaffezione crescente disertando sempre più numeroso le urne e, in fin dei conti, confermandosi nella convinzione che non c’è alcuna differenza tra il Pd e tutti gli altri partiti.
“Sono tutti gli stessi” potrebbero, alla fin fine, sentenziare gli elettori; ma con questo giudizio categorico ed inappellabile, non sarebbero essi, i cittadini-elettori, a rivestire l’abito del qualunquismo, ma il partito che ne è il bersaglio.