Prima puntata
Alcuni giorni addietro, precisamente il quattro gennaio scorso, sono trascorsi cinquantatré anni da quando Lamezia Terme fu istituita. Voglio ricordarne il compleanno parlando di uno dei due artefici di questa importante impresa, mons. Renato Luisi, allora vescovo della diocesi di Nicastro.
Non bisogna infatti dimenticare che se il senatore Arturo Perugini ebbe il merito di presentare presso la <<Prima Commissione Permanente del Senato della Repubblica – Affari della Presidenza del Consiglio e dell’Interno>> l’articolato del disegno di legge concernente “Il problema dell’unificazione dei tre centri (Nicastro, Sambiase e S. Eufemia Lamezia) e della conseguente creazione dell’unico comune di Lamezia Terme”, a mons. Renato Luisi, va attribuita e riconosciuta l’incontestabile capacità di essere intervenuto nel modo e nel momento più opportuni affinché quel progetto potesse essere realizzato e da sogno diventare realtà.
Il disegno di legge, i cui relatori furono il sen. Fausto Bisantis a Palazzo Madama e l’on. Salvatore Foderaro (che l’aveva presentata alla Camera) a Palazzo Montecitorio, venne discusso ed approvato dalla I Commissione Permanente del Senato della Repubblica, che ho prima citato, nella seduta del 6 novembre 1967 e dall’analoga commissione permanente della Camera dei deputati il 20 dicembre dello stesso anno. Promulgata il 4 gennaio 1968 diventò la legge n. 6 istitutiva della nuova città.
Nella sua prosa, scarna ed essenziale, tale legge recitava così:
<< Costituzione del Comune di Lamezia Terme in Provincia di Catanzaro;
La Camera dei Deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato;
Il Presidente della Repubblica promulga la seguente legge:
Art. 1 – I Comuni di Nicastro, Sambiase e Sant’Eufemia Lamezia in provincia di Catanzaro sono riuniti in un unico comune con la denominazione di Lamezia Terme.
Art. 2 – All’attuazione della presente legge si provvede con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell’Interno.>>
Nei cinque anni che trascorsero dal momento della presentazione del disegno di legge al Senato (30 ottobre 1963) e la illustrazione dei suoi contenuti alla cittadinanza dei tre comuni coinvolti (giorno 31 del medesimo mese ed anno) che ne fece Perugini nella sede del consiglio comunale di Nicastro, mentre era sindaco il democristiano, avv. Antonio Magnavita, al momento della sua conversione nella legge n. 6/1968, nell’ambito dei tre comuni del lametino che si sarebbero dovuti unire, si sviluppò un intenso dibattito politico/partitico e civile e Nicastro fu interessata da ben tre consultazioni elettorali. Le elezioni politiche generali del 1963 da cui uscirono eletti due senatori della città: il democristiano, avv. Arturo Perugini ed il comunista, prof. Armando Scarpino; quell’evento elettorale costituì il momento da cui la vicenda di Lamezia Terme ebbe inizio; le elezioni amministrative del 10/11 maggio 1964, in cui anche io fui candidato nella lista della Democrazia cristiana in rappresentanza dei giovani democristiani di cui rivestivo il ruolo di delegato comunale del movimento; le elezioni comunali del 28/29 novembre 1965 che si tennero in seguito alla breve durata dell’amministrazione uscita dalle precedenti elezioni, che si erano concluse con lo scioglimento del consiglio comunale e l’amministrazione straordinaria di un commissario prefettizio. Altri importanti eventi, che si svolsero in quel memorabile quinquennio furono: un grande convegno che si tenne la mattina del 16 febbraio 1964, organizzato dai due Centri di studi politici e sociali, di ispirazione cattolica, “Giuseppe Toniolo , presieduto dall’avv. Antonio Romano e “Il Fuoco” presieduto dall’avv. Gennaro Anania, che erano stati fondati a Nicastro alcuni anni prima e proiettavano le loro attività in tutto il territorio lametino; una prolungata “inchiesta” giornalistica portata avanti dall’allora insegnante elementare Romano De Grazie, che in seguito sarebbe diventato magistrato, su “Il Tempo” di Roma, del quale era corrispondente da Nicastro, a giorni alterni dall’8 gennaio al 16 febbraio 1964. L’inchiesta si concluse con un “referendum” (oggi parleremmo, più appropriatamente, di sondaggio) tra la popolazione dei tre comuni per sondare, appunto, quale fosse l’orientamento della popolazione lametina in merito alla costituzione della nuova città; la maggioranza degli interpellati si espresse al 95% sia a favore della unificazione che del nome (Lamezia Terme) che ci si proponeva di scegliere, e che sopperì, in parte, a quella che era la richiesta, fondata, dei dirigenti del partito comunista che avrebbero voluto che fossero consultate le popolazioni attraverso un referendum. Le elezioni amministrative del 28/29 novembre 1965, registrarono una vittoria (seppure contenuta rispetto a quella del 1960) della Democrazia cristiana, che poté governare la città di Nicastro fino a che le amministrazioni dei tre ex comuni non sarebbero state sciolte (cosa che avvenne nel settembre del medesimo 1968) e la loro gestione affidata ad un commissario prefettizio che ne portò a termine la unificazione “amministrativa” fino alla prime elezioni comunali di Lamezia Terme, avvenute il 7/8 giugno del 1970.
E tuttavia, quel quinquennio registrò anche una deleteria contrapposizione, all’interno della Democrazia cristiana di Nicastro tra alcuni esponenti locali in combutta con gli esponenti ed i vertici provinciali del medesimo partito da una parte e l’avv. Perugini dall’altra che della Democrazia cristiana nicastrese era il leader indiscusso.
Non v’era alcun dubbio che con la creazione di Lamezia Terme, se essa fosse riuscita, l’azione politica di Perugini avrebbe avuto come effetto da un lato di emarginare gli altri dirigenti democristiani della Dc nicastrese e dall’altro d’insidiare il ruolo di leadership provinciale della città dei tre Colli non solo dal punto di vista politico, ma anche sociale, economico, culturale. La creazione di Lamezia Terme era un evento temuto che, secondo i meschini calcoli dei politici catanzaresi, non si sarebbe dovuto realizzare a nessun costo. Per questo avversarono sia la leadership peruginiana e le sue politiche, in ambito democristiano locale e provinciale, che la nascita della nuova città di cui l’avvocato nicastrese era colui che ne portava avanti il disegno.
Nelle elezioni politiche generali del 19/20 maggio del 1968, infatti, quando Lamezia Terme era già stata creata per l’intervento determinante, di cui parlerò in seguito, di mons. Renato Luisi, l’avvocato Perugini, benché fosse senatore uscente non fu ricandidato, fatto mai visto prima nella consuetudine elettorale della Dc, ed al suo posto, nel suo collegio, gli fu preferito l’avvocato e politico catanzarese Fausto Bisantis. Si può affermare che da quel momento cominciò per il leader democristiano lametino la parabola discendente da cui non si sarebbe più ripreso nel senso che non avrebbe più rivestito alcun ruolo di rilievo nell’ambito della politica lametina e provinciale, nonostante avesse creato un raggruppamento politico suo proprio, il Carroccio, che nelle elezioni comunali del 7/8 giugno 1970, le prime di Lamezia Terme, riscuotesse un notevole successo di suffragi e di consiglieri eletti, ben 7, collocandosi dopo la Dc, che ne ebbe 11 ed il Pci che ne ebbe 10. Nemmeno il successivo rientro nell’ambito del partito, fino alla morte avvenuta nel febbraio del 1983, in età ancora abbastanza giovane, gli valse a renderne possibile alcun rilancio politico e amministrativo.
Nel quinquennio 1963/1968, mentre, come ho scritto sopra, in tutti e tre i comuni il dibattito cresceva ogni giorno di più, sia a livello politico ed istituzionale che nella società civile e costituiva l’argomento con cui continuamente ci si confrontava, in sede di commissioni parlamentari, tanto del Senato che della Camera, i lavori procedevano a rilento con fasi di pausa prolungata.
Fu a questo punto che, anche in quell’ambito, irruppe la forte e decisa personalità del vescovo diocesano, mons. Renato Luisi, che con la sua efficace determinazione, sfruttando le sue amicizie, provocò una svolta decisiva ai lavori delle due commissioni parlamentari in cui si trovava arenata la pratica della creazione amministrativa di Lamezia Terme e in meno di due mesi fece in modo che il progetto fosse realizzato e la nuova città fosse creata nel centro e cuore della Calabria.
Della personalità di questo eccezionale pastore della diocesi nicastrese, e di come egli riuscì a determinare l’approvazione della legge che avrebbe creato Lamezia Terme, tratteremo in due altri prossimi articoli.