Una stucchevole disputa si è accesa in ambito politico lametino in seguito alla “verifica straordinaria di cassa” cui si è dovuto fare ricorso per l’esito della sentenza del Tar della Calabria. Com’è noto, l’organo della giustizia amministrativa ha disposto la sospensione del consiglio comunale lametino e della giunta dopo aver accolto i ricorsi di Zizza in relazione a brogli, schede ballerine, discrasie, incongruenze, cancellature, e chi più ne ha più ne metta, che si sono verificate in quattro sezioni nelle elezioni amministrative del novembre 2019.
Sennonchè, Silvio Zizza non si è accontentato della decisione che si rivoti nelle sole quattro sezioni sopra citate, ma ha chiesto al Consiglio di Stato che si pronunci per il rinnovo dell’intero consiglio comunale. Secondo quanto ha pubblicato il giornale on-line Lacnews24.it il 7 gennaio scorso, pare che abbiano presentato ricorso, al massimo organo della giustizia amministrativa, anche il sindaco Mascaro e il presidente del consiglio Zaffina.
Ma, mentre il ricorso di Zizza è motivato dalla consapevolezza che la difesa della legalità debba essere presa in considerazione e perseguita prima di ogni altro valore, sia che si tratti del funzionamento dell’ente comunale che del risparmio di danaro per le sue casse, il sindaco ed il presidente hanno deciso di procedere ad un “appello incidentale” che, in parole povere, dovrebbe significare che si rivoti, e al più presto, nelle quattro sezioni incriminate affinché i due amministratori possano rientrare nel consesso comunale, entro i tempi più brevi possibili, a cavalcioni sulle rispettive selle.
Poiché il sindaco è stato costretto ad abbandonare il suo “posto di comando”, le finanze comunali sono state giocoforza sottoposte ad una “verifica straordinaria di cassa”, in seguito alla quale, per l’equilibrio finanziario comunale tutto è risultato regolare, in ordine e in attivo; nulla da obiettare. Il comunicato con cui il sindaco ha commentato l’esito della verifica, si presta almeno a due considerazioni.
La prima è che l’ex inquilino di contrada Maddamme, ha magnificato i risultati della verifica, oltre ogni limite del credibile, sia per la forma, che è evidente a tutti, che per il contenuto, che spesso scivola inosservato.
Per la forma, perché in una sana amministrazione dev’essere presupposto che le procedure di ogni genere, innanzitutto quelle finanziarie, debbano essere improntate alla massima correttezza e legalità, quindi non vedo di cosa si debba esultare.
Per i contenuti, perché non sempre una situazione in cui le casse comunali siano attive, sottintendono una virtuosa capacità di amministrazione. Le finanze di un qualsivoglia comune possono risultare attive per una serie di ragioni non sempre attinenti ad una sana amministrazione. Lo possono essere, per fare un solo esempio, perché non si spende in misura sufficiente per dotare la città di adeguati servizi. Il risultato è che le casse sono in pareggio o, addirittura, in avanzo mentre la citta langue in una condizione di precarietà per la insufficienza dei servizi primari ed essenziali. È ciò che succede a Lamezia dove, nonostante il sindaco si sgoli ad urlare che Lamezia sia “bella ed invidiabile” e costantemente si sforzi di ricorrere all’incitamento “Avanti Lamezia”, è una città le cui condizioni dei servizi, appunto, anche quelli di ordinaria consistenza, sono carenti o inadeguati o inesistenti e non sono per nulla migliori di quanto lo fossero sotto l’amministrazione dei commissari straordinari o durante il periodo precedente allo scioglimento del consiglio, dal 2015 al 2017. Basta solo riflettere sul fatto che la giunta non sia stata capace di formulare e fare approvare un “Documento unico di programmazione” (DUP) di strutturazione sistemica, con cui, attraverso le due sue sezioni, quella strategica e quella operativa programmare sia i progetti che richiedono una durata poliennale che le attività la cui risoluzione richiede, per essere risolte, un periodo più breve, annuale. Senza una programmazione di tale natura è chiaro che le casse comunali di Lamezia Terme possono risultare in attivo all’infinito perché, molto probabilmente, le condizioni in cui versano i servizi a disposizione dei cittadini sono simili a quelli disponibili in un agglomerato civile da repubblica delle banane.
Il secondo aspetto riguarda il raffronto che il sindaco fa spesso con l’amministrazione comunale che ha preceduto la sua nel decennio 2005 al 2015. Il primo cittadino le rimprovera di aver trovato, all’atto del suo insediamento, nel lontano 2015, la situazione finanziaria del comune in uno stato fallimentari e in dissesto. Io non ho le carte in mano per poter valutare con cognizione di causa e quindi verificare la fondatezza sia delle accuse dell’attuale primo cittadino che la difesa, ancorché flebile ed evanescente, del sindaco dell’epoca e quindi non mi azzardo ad esprimere alcun giudizio. Mi sento però di poter esprimere un giudizio politico sulle affermazioni a cui spesso si abbandona il sindaco. Lo faccio con rispetto per la persona, ma non per il ruolo di amministratore che il sindaco riveste.
Non riesco a comprendere com’egli tenti di difendere i propri risultati amministrativi, quando siano sottoposti a critica, non accettati o contraddetti, facendo riferimento a quelli negativi, fondati o presunti, di chi lo ha preceduto. Questo modo di tutelare se stesso, la propria attività amministrativa ed i conseguenti risultati, quando, a ragione o a torto, ci si sente sotto attacco, rinfacciando a chi lo ha preceduto di avere ereditato da lui delle condizioni fallimentari è un modo puerile di concepire il mandato amministrativo; è un atteggiamento tipico di una certa specie di persone che per caso si trovano ad amministrare un ente pubblico, ma che di come lo si debba gestire e dei rapporti politici che è necessario intessere intorno ad essa capiscono poco o nulla.
La decisione di candidarsi è una scelta, per chi la fa, libera, non soggetta ad alcun condizionamento, non imposta da nessuno. Perciò non si risulta credibili e, ancor meno autorevoli, allorché, perfino nel dibattito pubblico, a propria discolpa o per rintuzzare le accuse altrui, si fa riferimento alle carenze ed agli aspetti deficitari che si sono ereditati da chi l’ha preceduto. È indicativo, anzi, che quel tipo di persone sono in possesso di una inconsistente cultura politica ed amministrativa.
Le condizioni che si trovano in un ente pubblico si accettano e basta! Se sono positive ci si giova di ciò che si è trovato e si lavora per migliorarle; se, viceversa, sono deficitarie, ci si rimbocca le maniche e si tenta di uscire dal tunnel, invertire il trend negativo e procedere sulla via del risanamento e della crescita. Questo dev’essere il comportamento di quegli amministratori che vogliano essere, oltre che apparire, preparati, autorevoli e dotati di una sufficiente capacità di lavorare per il bene della loro città e dei cittadini.