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L’ITALIA IN MANO AI CAZZARI ROSE’ E VERDI ED ALLA SIRENA TRICOLORE
Malgrado i pericoli incombenti imperversano giochini di palazzo ed interessi di partito. In Calabria si voterà l’11 aprile: ai nastri di partenza tutte le vecchie glorie contrapposte al civismo che avanza. Lamezia ancora presidiata dai commissari prefettizi. In itinere un progetto di riscatto di iniziativa popolare.

Così nel Paese
Se fossi stato coinvolto nel sondaggio di Nando Pagnoncelli relativo alla conoscenza del perché di questa crisi politica governativa, sicuramente avrei trovato posto tra quel 46% di italiani che non ne hanno capito i motivi. Invidio, pertanto, quel 49% di illuminati che, invece, di questa crisi, evidentemente condivisa, hanno tratto conclusioni o fatto loro motivi e ragioni.
Ma c’è di più e meglio: il 73% degli italiani pensa che le origini siano da ricercare negli interessi personali dei politici, il 13% negli interessi del Paese, il 14% non sa o non se ne può fregare di meno.
Al di là dei sondaggi, comunque, le condizioni del Paese che, stremato dalla pandemia ed in evidente stato confusionale, non sa quando e come ne uscirà; in ginocchio per l’economia disastrata e sofferente, rischia di non sopravvivere per la morte delle sue aziende, motivo questo che avrebbe dovuto quanto meno bloccare i soliti giochini di palazzo, le camarille, gli interessi di partito e fazioni, gli scontri personali, nel supremo interesse di tutti gli italiani.
Invece le pesanti condizioni socio – economiche della nazione, ad eccezione del Presidente Mattarella, non sembrano preoccupare alcuno, anzi sul proscenio del solito teatrino si esibiscono perditempo di vecchio stampo, ciarlatani di lungo corso e cazzari  d’occasione   rosè del Lungarno e verdi della Padania, colori di gran moda sui colli fatali di Roma,  accompagnati dal melodioso canto della sirena tricolore che chiede a gran voce, non un governo di solidarietà nazionale bensì nuove elezioni.
A ragione ben veduta il premier Conte ha portato la crisi in parlamento che, lunedì prossimo, voterà la fiducia al suo governo. Sicuramente, quest’ultimo non ha brillato, ha commesso pur i suoi errori, ma è altrettanto certo che ha ridato dignità politica all’Italia, stanca dei machiavellismi del puparo fiorentino il quale, dopo aver distrutto il Pd ed averne portato via una cospicua fetta, pensa (ahilui!) di mietere abbondanti messi in caso di elezioni anticipate: 1 o 2% max è quanto gli dà la cabala.
C’è solo da sperare che i “costruttori”, cioè quei parlamentari che si stanno riunendo per raggiungere i numeri necessari a dar vita ad un governo Conte Ter, riescano nel loro intento.  Altrimenti…l’Italia affonda, tra le scene del solito teatrino politico – mediatico.

Così in Regione Calabria

Niente di nuovo sotto questo cielo e scrutando l’orizzonte politico non c’è da stare allegri perché non si annunciano significativi cambiamenti gestionali anzi si tiene lontano, non parlandone o volutamente ignorando, tutto quel che potrebbe segnare effettivamente un cambio di passo politico alla guida di una regione che vive allo stato vegetativo almeno da un cinquantennio.
Relativamente alla gestione Spirlì, sulla quale mi sono ampiamente espresso in precedenti scritti, essendo questa una presidenza ad interim e di breve durata, non ho motivo di eccepire nulla in quanto, al di là di una gestione ragionieristica, tra l’altro limitata e confusa, non c’è nulla da aggiungere. Chi volesse avere più elementi di giudizio può tranquillamente colmare le lacune approfondendo quanto sta avvenendo (?) nella gestione della pandemia.
Le elezioni regionali calabresi avranno luogo l’11 aprile, se sarà possibile votare.
Non so perché l’evento mi fa venire in mente la tragedia Il Conte di Carmagnola di Alessandro Manzoni del quale, egli, da buon democristiano ante litteram, non esitò a farne un paladino di una politica avversa agli opposti estremismi: s’ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde uno squillo…
Mi preoccupa e non poco un’intervista del consigliere regionale Pietro Molinaro, leghista dell’ultima ora, il quale è angosciato dal fatto che il centrodestra, come tutte le altre forze politiche, non si siano pronunciate relativamente al leader che dovrà scendere in campo per “coordinare il programma che vogliamo proporre ai calabresi”. Soggiunge che la scelta, a detta di autorevoli esponenti del centrodestra  cadrà su un leader che assicuri la continuità con il programma della Santelli. Se ciò fosse vero, egli afferma, perché non indicare Spirlì come presidente della regione?
Con tutto il rispetto per l’on. Santelli, non credo che ella abbia avuto il tempo di esprimersi, anzi alcune scelte di campo relative al controllo della pandemia, così come la reintroduzione della legge sui vitalizi, subito abrogata, hanno lasciato non poco amaro in bocca.
Comunque, a parte il Molinaro pensiero, neofita leghista, calpestano la scena, per la destra, Mario Occhiuto e Sergio Abramo, ma con un terzo incomodo, Wanda Ferro, deputata della sirena tricolore.
A sinistra, dopo aver saldato i conti con la giustizia (assoluzione piena) aleggia il vecchio legionario  Mario Oliverio che non gode dei favori del Partito Democratico che, invece, dopo la figura barbina delle scorse regionali, punterebbe sul giovane Nicola Irto.
Outsider: il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, corteggiato sia dal Pd che dal Movimento 24 agosto (Equità Territoriale) che fa capo allo scrittore Pino Aprile; Vittorio Sgarbi, con il suo Rinascimento e Carlo Tanzi, solista, ma sensibile anche ad eventuale sponsorizzazione (5 Stelle?).
Se così sarà, per la prima volta nello scenario politico calabrese, al di là delle sigle, dei partiti, delle lobbies, ci saranno due schieramenti: il museo delle cere, quelli che i calabresi conoscono a mena naso almeno da  50 anni ed il civismo che avanza con grande forza propulsiva, con tanta voglia di cambiare la rotta di questa regione e, soprattutto, di seppellire le vecchie glorie, colluse nel più becero affarismo, nell’arche dei cimiteri politici, come è compito dei veramente vivi!  

Così in Lamezia Terme
Non c’è dubbio Lamezia è una città iellata: grava su di essa non so se la 39^ Eclisse o la Maledizione del Sole Nero. Forse, però, mettendo un freno alla fantasia, è più sensato parlare di Mano Nera o di una branca delle sue frastagliate e lucrose attività.
Tre consigli comunali sciolti per infiltrazione e condizionamento mafioso, commissariamenti a go – go, ed oggi altra sospensione del consiglio comunale e della giunta, disposta dal Tar della Calabria in accoglimento dei ricorsi dell’ex candidato sindaco Zizza, in relazione a brogli elettorali e schede ballerine verificate, alle scorse elezioni del 2019, in quattro sezioni.
In teoria si dovrà tornare al voto, pandemia permettendo, nelle quattro sezioni incriminate a data da stabilire. Attenzione, però, Zizza con altro ricorso ha chiesto al Consiglio di Stato che si rivoti per il rinnovo dell’intero consiglio comunale. Evidentemente l’ex candidato sindaco mette in dubbio la veridicità delle urne. Han fatto ricorso al massimo organo amministrativo anche il sindaco Mascaro ed il presidente del consiglio comunale Zaffina. Nell’attesa del responso la città è presidiata da due commissari prefettizi che non vanno al di là dell’ordinaria amministrazione.
La misura è colma, i cittadini non sanno più a quale santo votarsi per dar fine a questo altalenare tra amministrazione comunale liberamente eletta (è legittimo alla luce di quanto accaduto chiedersi quanto?) e l’andirivieni di commissari prefettizi. La città nel contempo langue mentre si percepisce sempre più il distacco e la disaffezione tra la politica e la gran parte degli elettori lametini che non hanno mai superato, in qualsiasi “occasione elettorale” la percentuale del 54%, tendenziale a valori più bassi a seconda se elezioni europee, politiche, amministrative o referendarie.
La ragione di ciò è da ricercare prima di tutto in quegli “accadimenti” che hanno logorato l’immagine della città, causa primaria della non partecipazione dei cittadini alla vita politica: voti o non voti nulla cambia   è il mantra che viene recitato…
E così se si considera che nelle liste elettorali a parte i gregari ed i portatori di “linfa”, anche se in sms, acronimo che sta per sotto mentite spoglie, ti ritrovi le vecchie glorie, radicate in concetti surclassati e matusalemmiani programmi di sviluppo che non vanno oltre la valorizzazione delle terme o la ricostruzione del castello.
Speriamo prenda consistenza un qualche progetto nuovo – già in itinere – finalizzato oltre che a riavvicinare gli elettori aventiniani, anche a dare contenuti seri ad un programma di sviluppo che restituisca a Lamezia prima di tutto dignità politica e poi il ruolo che merita la città della piana, bella ed invidiabile. Ne riparleremo a breve.