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MI CHIAMO LETIZIA DI NOME NON DI FATTO
Le esternazioni della Moratti su vaccini anti covid e pil che hanno scatenato la bufera su buona parte della penisola.

Pensavo che Letizia Brichetto Arnaboldi, maritata Moratti, si fosse ritirata, in buon ordine, a vita privata considerati gli insuccessi conseguiti sia come manager sia come politic leader.
Sbagliavo, come mi capita spesso, quando si tratta di persone orbitanti nella sfera del jet society nazionale ed internazionale. Si fosse trattato ad esempio di un’anonima Letizia Bianchi, ella ad oggi sarebbe stata accantonata in qualche angolino nascosto. Ma… ma con  una Moratti non si può.
La sua carriera imprenditoriale ha inizio quando fonda una società di brokeraggio assicurativo. Poi stufa dei successi ottenuti, data la sua geniale versatilità entra nel consiglio di amministrazione della Comit, fino a quanto nel ’96, primo governo Berlusconi viene nominata presidente della Rai con un giudizio sul suo operato, da parte del Cda, non lusinghiero. Tralascio di parlare degli altri incarichi ricoperti in altre società e gruppi per andare dritto al suo curriculum politico: ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca con il 2° e 3° Governo Berlusconi.
Realizza la nostra star una riforma, nel 2003, del sistema scolastico italiano che prevede profonde modifiche all’ordinamento scolastico abolendo la riforma Berlinguer, tanto valida che il successivo governo Prodi, per le polemiche sollevate dal mondo scolastico, fu costretto a cancellare. Pagano le conseguenze, ancora oggi, di quell’ambaradan migliaia di studenti che hanno conseguito corsi di laurea che non hanno significato né aderenza alla realtà sociale.
Meglio scendere qualche gradino e presentarsi come candidata a sindaco con il centrodestra alle elezioni comunali di Milano nel 2006. E fu un trionfo che a dire dei giornali dell’epoca, costò 6.335.000 euro, sprecati perché nel 2011 Giuliano Pisapia la manda all’opposizione da cui poi, ella si dimette per seguire un progetto, Futuro e Libertà per l’Italia. Quanto viene negli anni a seguire non ha alcun significato né attivo né fattivo se non per dire “c’ero anch’io”.
Una storia come tante altre, scritta non solo da giovani rampolli, noti all’anagrafe, per via del cognome, ma anche da accreditati manager che, baciati dalla fortuna o appartenenti a ben note costellazioni, osannati da compiacenti media, credono che aver ereditato o anche realizzato fortune economiche, dia loro la boria di credere che tutto sia avvenuto per indiscussa capacità manageriale.
Ricordate le stupefacenti affermazioni di John Elkannn, rampollo d’oro di casa Agnelli che, ritrovatosi a presiedere la Fiat ed altre società miliardarie, durante una lectio magistralis  organizzata dalla Banca Popolare di Sondrio ebbe a dire che i giovani italiani non hanno la giusta determinazione a trovare lavoro perché stanno bene a casa. Io ed i miei fratelli abbiamo il desiderio di fare, di partecipare e questa è una grande motivazione per avere una vita positiva. E l’elenco, ben nutrito, potrebbe non avere fine se continuassi a scavare nei miei ricordi.
Per quanto in premessa, pensavo che Letizia Moratti avesse deciso, dopo una vita così attiva e fattiva, che si fosse concessa un meritato riposo. Sbagliavo, dopo il rimpasto deciso dal presidente Fontana (?), scomparso dallo scenario politico lombardo Giulio Gallera, altro  enfant prodige di Fi, eccola riapparire nella veste di neo assessore alla sanità, e non poteva essere diversamente dal momento che i 20 miliardi annui di fondi costituiscono il piatto forte  del bilancio meneghino a gestione forzista.
Il neo assessore e vicegovernatore ha dato subito un segnale della sua presenza e, presa carta e penna ha scritto al commissario preposto all ’emergenza  Domenico Arcuri, palesando nuove idee relativamente alla distribuzione dei vaccini tra le venti regioni italiane secondo siffatta logica: vaccini anti Covid più in fretta alle regioni con maggior densità abitativa e con più mobilità, fortemente colpite dall’epidemia e che contribuiscono in modo significativo al Pil. In buona sostanza è chiaro il riferimento alla Lombardia.
Parole queste che hanno scatenato una bufera dalle Alpi alle Piramidi. Primo fra tutti il Ministro Speranza che ha sottolineato: “la salute non è un privilegio di chi ha di più”.
“Non ho mai pensato di declinare vaccini e reddito” ella ha detto cercando di correre ai ripari.
Durissimo, invece, l’attacco di Fratoianni di Liberi ed uguali che con quattro parole ha tracciato l’identikit politico della Moratti: come ministra dell’istruzione è stata un disastro, come sindaca di Milano pure, ora come assessore alla sanità della Lombardia, al posto dell’imbarazzante Gallera, anche peggio.
E’ questa la morale della favola o invece una favola senza morale?