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E’ LA SOLITA SOLFA: NIENTE DI NUOVO E NULLA DI FATTO NEGLI “ASSEMBRAMENTI” DEI PARTITI LAMETINI
Destra e sinistra annaspano mentre restano irrisolti i problemi strutturali della città e non si intravede alcun segnale foriero del suo sviluppo economico

Negli ultimi giorni dello scorso dicembre, i “partiti” lametini si sono riuniti in ”assembramenti” congiunti. Lo hanno fatto per primi quelli del centro-destra che alla fine hanno emesso un comunicato in cui non avanzano alcuna proposta in relazione al miglioramento delle condizioni della città. Ciò fa pensare che siano stati insieme per scambiarsi gli auguri natalizi e di buon anno e per ragionare sulle prossime consultazioni elettorali regionali.
Sennonchè l’inchiesta “basso profilo” dei  giorni scorsi  – che ha coinvolto anche il segretario regionale di uno dei partiti  della coalizione e  che ne sarebbe stato uno dei probabili candidati – rischia di complicarne non poco l’iter di completamento dei lavori preparatori  e l’esito finale di vittoria sul quale il centro destra fortemente punta.
Nel corso dell’incontro nessun cenno è stato fatto ai problemi strutturali di Lamezia, allo sviluppo economico di cui non si intravede alcun segnale, alle condizioni dei servizi che sono in una condizione di degrado totale o addirittura inesistenti.
Nessun riferimento è stato rivolto, dai presenti all’assise cui hanno partecipato i rappresentanti di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Udc, Lega, alla incapacità della giunta comunale di elaborare uno straccio di documento unico di programmazione (DUP) con cui tentare di indicare i progetti a lungo termine e le attività di breve periodo, annuali, che possano delineare un’idea, quantomeno approssimativa, di come sviluppare la città, che da tempo attende di essere meglio “ricostruita”. Tra scioglimenti e sospensioni che vanno e vengono, l’unica bussola, che i partiti di centro destra hanno tra le mani per governare la città,  pare siano le 58 pagine del programma elettorale che il sindaco ha compilato per le consultazioni del novembre 2019, che ha letto in consiglio comunale all’atto dell’insediamento e fatto approvare dalla giunta  spacciandole come DUP. Documento stesso nemmeno pubblicato all’albo pretorio del Comune affinchè i cittadini che lo desiderino possano prenderne visione. Bel modo d’intendere  trasparenzachiarezza e comprensibilità in tema di amministrazione!
Alla riunione era presente anche il consigliere comunale Ruggero Pegna, che con i suoi atti (per esempio, l’approvazione del bilancio comunale, il sostegno che ha dato all’amministrazione con l’apporto polemico che ha contribuito a mettere alla gogna i revisori dei conti rei di non essersela sentita di approvare alcuni documenti predisposti dalla giunta comunale) e con le sue esternazioni scritte, ha di fatto abbandonato il ruolo di capo dell’opposizione, che gli compete di diritto perché  è andato al ballottaggio con l’attuale sindaco, per correre in soccorso della maggioranza. Dichiarare infatti, come fa Pegna: “Condivido o dissento sulla base dei miei punti di vista e della mia coscienza, secondo ciò che ritengo utile a Lamezia e non per partito preso o necessità di interpretare la figura dell’oppositore….significa aver rinunciato ad avere un progetto suo proprio, originale, non tanto da contrapporre, ma  quantomeno da confrontare con quello del governo della città ed esercitare il ruolo di rigoroso controllore della legalità e della utilità dei contenuti delle politiche messe in atto dalla giunta. Il consigliere Pegna ha abbandonato, insomma, la funzione di capo della minoranza consiliare e di contraddittore principale in consiglio per ritagliarsi quello di ruota di scorta della maggioranza.
Se, però, il centro destra piange non è che il “fronte politico largo, progressista e di sinistra”, (assemblato da Pd, Nuova era, Lamezia bene comune, M5Stelle, Italia viva) rida a ganasce spalancate.
Anche qui si tratta di un agglomerato che si è formato con l’intendimento che venga <<finalizzato a creare un fronte politico largo, progressista e di sinistra, ma aperto alle forze civiche e democratiche della città etc. etc…». La solita giaculatoria, insomma, stantia ed astratta, che induce a fare alcune riflessioni.
La prima è che dal comunicato emerge che il “fronte politico progressista di sinistra” ha perduto, forse strada facendo, il sostantivo che finora gli si affiancava di centro (centro-sinistra) per diventare esclusivamente di sinistra.  Significa, questo dato, che anche a Lamezia il Pd, che del fronte largo dovrebbe essere la forza egemone (sia per organizzazione e storia, che per forza numerica) si stia sempre più comunistizzando?
Così come succede in sede nazionale, dove Zingaretti, una figura politica scialba che poco ha a che fare con quella di un leader di valore, è insufflato ed eterodiretto da Goffredo Bettini, il Mikail Suslov de noantri in salsa pieddina?
Penso che a queste condizioni le persone, i movimenti e le associazioni lametine che si ispirano nel loro impegno sociale e politico alla dottrina sociale della Chiesa, a cui pure in generale ci si rivolge affinché si accodino, difficilmente aderiranno ad un assembramento para-comunistico  e sempre più saranno ricacciati nell’ambito del centro-destra.
La seconda  è che  mettersi insieme significa prima di tutto essere in grado di elaborare e condividere un progetto/programma per la rinascita della città. Un progetto formulato senza aspettare le elezioni in vista delle quali compilare un inutile elenco di improbabili cose da fare senza alcuna aderenza con la realtà fattuale della città. L’unità si costruisce intorno ad un progetto che assembla e coordina i problemi concreti e reali della città o non la si costruisce.
Una riflessione conclusiva concerne tutti questi “agglomerati politici”, che impropriamente vengono denominati e chiamati partiti non solo dai loro aderenti, ma anche dalla opinione pubblica. In effetti dei partiti, soprattutto di quelli che abbiamo conosciuto nel secolo scorso, hanno poco o nulla: solo l’appellativo. Non sono presenti sul territorio e tra la gente, spesso non hanno una sede, la maggior parte degli aderenti non conosce o conosce poco e male la storia ed i problemi reali della città. Anche i loro profili Facebook, che dovrebbero costituire uno strumento moderno di dialogo con la cittadinanza, soprattutto con la parte più giovane, sono tenuti alla meno peggio; molti sono arretrati di settimane; alcuni trattano prevalentemente di temi nazionali, che poco hanno a che fare con la politica della loro città, altri sono inesistenti.
In queste condizioni non è azzardato dire che a Lamezia quelli che sono appellati partiti, siano nella realtà scatoloni vuoti, che vengono riesumati in qualità di comitati elettorali, con l’unico scopo di appoggiare i candidati alle elezioni comunali, regionali o nazionali e al loro termine chiudere la loro “attività.