Seconda parte
Mons. Renato Luisi arrivò a Nicastro, nel giugno del 1963, dalla diocesi di Bovino che fa parte, oggi, dell’odierna arcidiocesi Foggia-Bovino nata nel 1986 dall’unione di due precedenti sedi episcopali: quella di Bovino, attestata dal X secolo, e quella di Foggia, istituita il 25 giugno 1855. Egli fu l’ultimo vescovo residenziale della secolare diocesi bovinese.
Incerta e scarsamente documentata ne è l’origine. Il primo vescovo che ne è storicamente attribuibile è Giovanni, menzionato in un diploma dell’arcivescovo Landolfo del 971. Sul finire del XII secolo il vescovo Roberto I fece costruire la chiesa in onore di San Marco; durante l’episcopato di Pietro I fu eretta la Cattedrale consacrata nel 1231, la quale inglobò la citata chiesa di San Marco.
A partire dal XIII secolo la città fu devota alla Vergine, Nostra Signora di Valleverde, e la Cattedrale di Bovino, dichiarata Monumento nazionale nel 1890, fu elevata a dignità di Basilica Minore da papa Paolo VI nel 1970; dal 1986 è Concattedrale dell’Arcidiocesi Foggia-Bovino. Dedicata a Santa Maria Assunta, sorge su una bellissima piazza pavimentata in pietra lavica e colpisce subito per la sobrietà dello stile romanico che ne caratterizza la facciata.
Nell’accettare il trasferimento nella diocesi nicastrese, mons. Luisi era stato “rassicurato” dal cardinale Carlo Confalonieri, suo amico, il quale prevedeva che nella piana lametina, al centro e nel cuore della Calabria, si sarebbero aperte favorevoli condizioni con risvolti assai positivi per la Chiesa calabrese.
Il cardinale Confalonieri conosceva bene la Calabria e la diocesi nicastrese, la sua storia, la sua cultura. Il 6 giungo del 1959, vescovo diocesano mons. Vincenzo Jacono, fu lui a benedire ed inaugurare la colonna in cima alla quale è posizionata la statua della Vergine Maria che si trova in Piazza Pietro Ardito. A fare gli onori di casa al cardinale, dal punto di vista civile, era stato l’avvocato Arturo Perugini che, in quel torno di tempo, rivestiva l’incarico di commissario prefettizio di Nicastro.
Don Renato era nato a Castelluccio Valmaggiore il 31 ottobre del 1903, nono degli 11 figli di Pasquale Luisi e Clorinda Barile, insegnanti elementari. Il vescovo di Foggia lo inviò a Salerno a frequentare la V ginnasiale; completò il liceo classico e gli studi teologici presso il Seminario regionale di Posillipo, a Napoli, cui era affiancata la Facoltà Teologica dei Gesuiti. Fu stimato e apprezzato dai superiori.
Il 10 agosto 1927 fu ordinato sacerdote da monsignor Farina. Dal 1933 a Foggia don Luisi animò il circolo cattolico “Manzoni”. L’associazione, che per 25 anni aveva tenuto viva l’anima del cattolicesimo foggiano, cessò di esistere nel 1935 su intimazione delle autorità fasciste.
Don Luisi curò quindi l’organizzazione della nascente Federazione degli universitari cattolici italiani (FUCI), di cui fu nominato assistente nel 1935.
Durante la seconda guerra mondiale, la sede della Fuci divenne un punto di riferimento per tutta la società foggiana. I giovani universitari cominciarono a dibattere sui concetti di libertà e democrazia. La Fuci recepì queste istanze, indirizzandole verso gli ideali cristiani, e dando contenuto spirituale a quella ispirazione vaga ed incerta che gli studenti avvertivano, dopo le tristi esperienze di guerra.
Nello stuolo dei giovani fucini si distinsero Carlo Forcella, amico intimo di un altro fucino, Aldo Moro, che sarebbe diventato presidente della Fuci di Bari nel 1936 e di quella nazionale dal 1939 al 1941 e, successivamente, un importante leader politico negli anni dell’immediato dopoguerra e seguenti, e Maria Teresa Trifiletti che, in seguito, sarebbe diventata la moglie di Carlo Forcella.
Molti di quei giovani fucini avevano frequentato il Liceo-ginnasio e il Magistrale di Foggia dove don Luisi insegnò per tutti gli anni in cui visse nella città pugliese prima che fosse nominato vescovo di Bovino. Come vicario generale della Diocesi (1943-1948), avallò una serie di attività di alto respiro. Numerose iniziative furono da lui proposte alla Città, da quelle religiose a quelle ricreative a quelle culturali, letterarie, scientifiche, ai dibattiti politici incentrati sullo studio dell’Umanesimo Integrale di Jacques Maritain, di Peguy, del Personalismo comunitario di Mounier e dei classici della sociologia cristiana. La Fuci di Foggia promosse il confronto ed il dibattito, in un clima di tolleranza e di liberalità.
Dotato di una personalità forte e carismatica, alla solida dottrina teologica unì una indiscussa cultura. Nel febbraio del 1958 realizzò un sogno concepito tra le rovine del dopoguerra: aprì a Siponto (un quartiere della città di Manfredonia in Puglia) “La Stella Maris”, una colonia permanente per i figli dei braccianti. Solcò l’Atlantico varie volte, alla ricerca dei fondi necessari. Di ritorno da questi frequenti viaggi, trasmetteva agli amici foggiani i ricordi e gli apprezzamenti degli americani per alcuni grandi interpreti della musica italiana: da Caruso a Gigli, da Verdi a Giordano a Puccini, da Toscanini ad Arturo Benedetto Michelangeli. Fu nominato vescovo della diocesi di Bovino da Giovanni XXIII. Rimase titolare per soli tre anni, lasciando dietro di sé una grande eredità spirituale. A Bovino acquistò l’antico castello ducale dei Guevara, destinandolo ad attività pastorali e scolastiche.
Mons. Luisi fu trasferito nella diocesi di Nicastro nel mese di giugno del 1963 ed il 30 dello stesso mese fece il suo ingresso in diocesi dopo la morte, avvenuta il 1° di aprile di quell’anno, del suo predecessore, mons. Vittorio Moietta, che era entrato in diocesi meno di due anni prima, il 25 aprile del 1961. Mons. Vittorio Moietta, piemontese, originario di Casale Monferrato, era dotato di un grande carisma, una immensa spiritualità, una eccezionale capacità comunicativa e progettualità pastorale. Era un Capo e ne aveva tutte le qualità. In poco meno di due anni di permanenza nella diocesi aveva conquistato una vasta popolarità ed era amato dal suo popolo che non lo avrebbe mai più dimenticato.
Non furono perciò facili gli esordi di mons. Renato Luisi nella diocesi nicastrese; tanto prudente e posato lui nelle relazioni umane ed anche nella gestualità e nei tratti fisiognomici, quanto empatico, dinamico, energico, propulsivo, era mons. Vittorio Moietta. Per cui, soprattutto nei primi tempi, il paragone tra mons. Luisi ed il suo grande Predecessore, sorgeva spontaneo nelle riflessioni dei lametini, credenti e non. Ma il nuovo Pastore, mons. Luisi, dotato anch’egli di una eccezionale personalità e di una grande cultura, innamorato di Dante e della sua CommediDivina, di cui conosceva a memoria interi canti, seppe ben resto dimostrare le sue capacità ed imporre al popolo nicastrese, la sua forza, la sua determinazione, la sua grande umanità.