La proporzionalità della pena è un principio giuridico che nell’epoca contemporanea si rivela inadeguato rispetto a reati dall’alto valore simbolico, per cui proporrei l’inasprimento delle pene per una categoria nuova di reati, quelli «per cretini o abietti motivi». Un tifoso accoltella l’altro, ma usare la violenza per i colori di una squadra è futile motivo. T’impasticchi, guidi la macchina e provochi una strage. Finora era omicidio colposo addirittura, ma la conseguenza dell’azione potrebbe benissimo rientrare nei motivi cretini che l’hanno generata. Così come tutti gli incidenti stradali provocati, sono il 99%, da gente che parla al cellulare o fuma o fa tutte e due le cose.
Ragazzi che danno fuoco ad un barbone e ti dicono «volevamo scherzare», persone uccise o mandate ad un ospedale per uno sguardo che non dovevano fare, una parola che non dovevano dire, una precedenza non data. Sono tutte le nuove manifestazioni di violenza dei nuovi Mostri del nostro tempo, i cretini, ultrà, arroganti e sbruffoni, mafiosi o prepotenti che, fateci caso, agiscono sempre per motivi abietti o cretini.
Uno dei più brillanti storici economici del secolo scorso, Carlo M. Cipolla, individuò quattro categorie di persone in una classificazione che per me resta insuperabile: gli intelligenti fanno il proprio vantaggio e quello degli altri; gli sprovveduti danneggiano se stessi e avvantaggiano gli altri; gli stupidi danneggiano gli altri e sé stessi; i banditi danneggiano gli altri per trarne vantaggio. Secondo Cipolla, lo stupido è persino più pericoloso, socialmente, del bandito.
Qualche giorno fa su edscuola.it, il prof. Maurizio Tiriticco ha parlato di stupidità (Uno sciopero che farà lavorare di più!) a proposito del blocco degli scrutini in alcune scuole.
Abbiamo, soprattutto nel meridione, il compito storico di far capire a tutti a cominciare dai ragazzi, che certo il nostro problema sono i banditi o delinquenti che dir si voglia, ma la vera equazione è stupido= mafioso.
Uno che interra sostanze inquinanti nel paese dove vive la sua famiglia, uno che fa il bagno nel mare dove ha affondato navi con sostanze tossiche, non è un bandito, innanzitutto è uno stupido. La guerra agli stupidi non è una provocazione intellettuale o ironica, ma la vera grande missione dell’essere «disruptive», la capacità di innovare attraverso la distruzione creativa dell’esistente per creare nuovo valore.