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NO ALLE PARATE ED ALLE SCENEGGIATE PER TENERE BUONA LA COLONIA CALABRESE
Basta con le visite pastorali che non portano soluzione agli annosi problemi della regione. Non servono commissari a go - go e specchietti per le allodole ma persone consapevoli e preparate. Dopo undici anni di commissariamento non si si può far finta che nulla sia accaduto. Vanno anzi ricercate le responsabilità tra i responsabili dei vari dipartimenti regionali e, perché no, dei commissari preposti alla bisogna.

Sono quasi ottuagenario – “fragile”- in attesa che qualcuno mi dia le direttrici giuste per accedere alla vaccinazione Covid. Ad oggi malgrado decine di tentativi non sono riuscito a prenotarmi. Premetto che disdegno le solite scorciatoie in uso. Intanto dai media apprendo che gli organi centrali del patrio governo, a fronte dell’incapacità del governatorato calabrese, ha inviato in terra calabra il generale Figliuolo per organizzare e/o potenziare la campagna di vaccinazione per la pandemia in atto.
A tal proposito Ambulatorio Solidale Prima gli Ultimi ci comunica quanto segue:
È veramente difficile dover accettare che, ancora una volta, e come di consueto, quando le autorità della capitale arrivano in Calabria, facciano sempre le solite parate.
Ringraziamo il generale Figliuolo per essere venuto in Calabria, ma ci chiediamo che cosa realmente ha visto e conosciuto dell’emergenza che vive la regione. È una situazione difficile da sempre, peggiorata con l’emergenza Covid, per la quale nessuno, e sottolineiamo nessuno, ancora ha saputo trovare una ipotesi di soluzione. Una situazione in cui addirittura si ignorano e si rifiutano persino le offerte di collaborazione gratuita e spontanea, come quella offerta dall’Ambulatorio Solidale Prima gli Ultimi per l’emergenza vaccinazione e non solo.
Anche il generale Figliuolo, che certamente sarà sceso con tutta la buona volontà, dovrà rispondere ad alcune domande, quali quelle su: che cosa ha capito della Calabria oggi; che cosa farà per la Calabria a partire dall’immediato; perché ancora una volta si pensa di poter illudere la popolazione calabrese con queste visite che non portano mai a nessuna soluzione?
È il momento di comprendere che questa terra è fatta anche da persone oneste ed intelligenti che non possono continuare ad accettare di essere prese in giro dalla politica e da chi la rappresenta. Utilizzare commissari straordinari come specchietti per le allodole non è più accettabile. Il Governo deve prendere delle soluzioni per questa terra che non ha più tempo.
Come associazioni, che ormai da più anni evidenziano le difficoltà e che nell’ultimo periodo denunciano quasi quotidianamente una situazione drammatica per quanto riguarda la sanità e l’occupazione, chiediamo con forza che i cittadini calabresi prendano atto che venire in Calabria e non ascoltare chi vive i problemi sulla propria pelle, vuol dire che di questi problemi non si vuole conoscere nulla.
Chi ci rappresenta ha spesso dimostrato che oltre alle parate non riesce a fare alcunché per la Calabria. È di questo che ancora dobbiamo accontentarci? Speriamo che da domani i calabresi tutti si possano vaccinare, i calabresi tutti possano avere spazio nei propri ospedali per potersi curare, e non solo per il Covid. Speriamo che da domani qualcuno avvii delle soluzioni. Ma ci sembra tanto, ma tanto, difficile che tutto questo accada a seguito di una visita come quella fatta dal generale Figliuolo.
Ci fidiamo della sua professionalità e della sua concretezza, ma, per non deluderci ancora, crediamo che lo stesso Generale debba agire con determinazione e immediatezza, perché la Calabria non ha più tempo di attendere e la sua popolazione va ascoltata direttamente e non attraverso filtri di politici che ben poco ci rappresentano”.
Fin qui la nota di Ambulatorio Solidale, però per avere sempre dibattuto, questo web journal, ampiamente l’argomento, non nascondo che quanto sta avvenendo mi fa sorgere il legittimo dubbio che il reiterato ricorso al commissariamento sia divenuto, per i governi centrali che si sono succeduti nell’ultimo ventennio, una sorta di salvagente, una pilatesca lavata di mani, utilizzata non per togliere le castagne dal fuoco bensì per potere avere un alibi di accorato, attivo e fattivo interesse e mettere così a posto le coscienze di tutti.
E’ nato così, per ogni maleventum – sanitario, amministrativo o politico che sia – accaduto nella colonia calabra il vezzo di nominare un commissario, possibilmente “quattro stagioni” o, trattandosi per lo più del comparto medico/sanitario, ad ampio spettro. Le figure più ricercate sono quelle, almeno apparentemente, dei generali in pensione e degli ingegneri.
Ma i risultati lasciano a desiderare se dopo undici anni di commissariamento la sanità calabrese continua ad essere un colabrodo, osserverete voi amici lettori.
No, no a giudizi affrettati. Sono stati anni di studi profondi non ancora terminati e per questo motivo che si brancola nel buio pesto tanto da non conoscere ancora oggi le vere perdite dei bilanci sanitari calabresi.
Un po’ la stessa situazione che si vive con le partecipate regionali e con le fondazioni in house che tranne qualche eccezione sono presidiate da commissari.
Certo è che il commissariamento è diventato la panacea di ogni male, ma anche la classica lavata di mano di Ponzio Pilato. Pertanto il governo centrale commissaria le regioni; queste commissariano i comuni; i comuni, anello debole della catena, non commissariano alcuno: con il risultato che scambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia.
Mi sovviene il grande Cicerone che conquistò il Senato romano con la sua locuzione “Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? Che tradotto significa “fino a quando, Catilina, abuserai della nostra pazienza?
La misura è colma per noi altri calabresi che vediamo puntualmente inconcludenti gli interventi del governo centrale e scenografiche le sequenze che i tg di stato ci propinano quotidianamente con generali in grande uniforme, o più “sportivamente” in tuta mimetica, fregiata di chissà quali campagne belliche mai vinte.
A tal punto, iperbole giuridica/amministrativa o schiaffo alla democrazia, fate voi, non ci resta sullo scacchiere politico che una sola mossa: ce l’abbiamo in archivio un bel generalone, stirpe Diaz?
Ebbene, allora abbiamo risolto un grande problema: visto e constatato che il parlamentino calabrese da circa mezzo secolo è solo “figurativo” mi parrebbe giusto soppiantarlo.
Al suo posto un pronipote di Diaz con ampi poteri e solo per un quinquennio, naturalmente sostituendo anche gli attuali capi dipartimento regionali considerati i risultati di un cinquantennio regionalista del quale la colonia calabrese avrebbe fatto volentieri a meno.