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E’ tutto un … magna magna Circensi e gladiatori non c’è più arena per voi

minilogoPremesso che, alla luce di quanto emerso, è più che mai d’obbligo l’uso del condizionale così come la nostra più totale ed incondizionata fiducia nell’opera della magistratura, resta comunque la considerazione amara che, comunque la si guardi, questa storia resta una ennesima vergogna per la classe dirigente calabrese. La regione sembra chiusa in un vicolo cieco dal quale, nonostante l’alternanza politica realizzatasi negli ultimi venti anni, non riesce ad uscire.
Cambiano i protagonisti ma restano inalterati i percorsi ed i destini di una territorio che risulta avere un unico primato: quello del flusso migratorio verso il resto del paese e del continente spesso fatto di soggetti di profilo culturale elevato. I fatti emersi con le indagini recenti colpiscono, non solo per la diffusione di un malcostume all’interno del sistema di governo regionale, ma anche per la pochezza che i comportamenti denotano. Insomma, indipendentemente dalla liceità o meno, ci domandiamo se, una classe dirigente che voglia dirsi tale e che dovrebbe avere il rigore etico necessario per tirar fuori dal guado la regione, possa poi “perdersi” in pratiche miserevoli fatte di rimborsi, da ciò che ci è dato di sapere, di “spettacolini” di lap dance, sigarette, gratta e vinci e vini pregiati, diciamo il meglio degli italici vizi. Tutto ciò rende ancora più evidente un fatto arcinoto a tutti i calabresi: la classe politica regionale è trasversalmente imperniata su una certa univocità di comportamenti e convincimenti, che, indipendentemente dall’essere occasionalmente maggioranza o opposizione, fanno o facevano perno sulla convinzione di essere degli “eletti”, non già da mandato popolare, ma probabilmente da investitura “divina”.
Naturalmente andranno accertate le responsabilità dei singoli in una dinamica così complessa, ma, comunque, il novellato emerso rende, nevvero, ineludibile per quelle forze politiche che vogliano avere un futuro in Calabria, un cambiamento radicale che sia visibile nei concetti ma anche e sopratutto, nelle donne e negli uomini che li porteranno avanti. In questo senso ci pare inconfutabile che, uno dei partiti dimostratisi più impermeabili al cambiamento che, viceversa, lo stesso partito sembra perseguire nel resto della nazione, è proprio il PD. A dimostrazione di ciò citiamo il risultato catastrofico ottenuto dallo stesso nelle recenti elezioni comunali della terza città della Calabria ovvero Lamezia Terme.
Come si è attrezzato il PD per vincere queste elezioni? Diciamo, a nostro avviso, in modo barbino, nominando un commissario quale il cittadino Soriero che è stato certamente percepito anche dai simpatizzanti come una volontà di restaurazione degna del peggior “congresso di Vienna”. Il PD calabrese, già evidentemente ai margini della scena politica nazionale, è a rischio estinzione. Lo è sulla base di un’onda lunga che parte dal  commissariamento con il cittadino D’Attorre e che, è proseguito sempre nella medesima logica di un concetto di sinistra di fatto inesistente nell’opinione pubblica regionale.
Ci riferiamo proprio a quella sinistra la quale predica idee e concetti di vicinanza alle classi sociali più in difficoltà ma che, una volta giunta alle cd. leve del comando, si trasforma subito in estimatrice e veicolo di club esclusivi e feste tra nobili decaduti e non. Poco fa testo l’oramai neanche tanto recente elezione regionale, dove, probabilmente, si è vinto più per demeriti altrui che non per meriti propri. Allora chi avendo avuto tanto il più delle volte immeritatamente dallo stesso partito, si metta al servizio di esso per ricostruire un percorso difficile ma ancora possibile.
Cambiare tutto dai rappresentanti istituzionali alla classe dirigente della burocrazia regionale per dare una speranza alla regione. Tutto il resto è smoke in your eyes !