Sostiene il World Resources Institute, che monitora domanda e disponibilità di acqua in 167 Paesi che il prezioso liquido, tra un ventennio, circa sarà un problema sistemico che ci affliggerà. Se ne parla ancora poco ma sicuramente esploderà, anzi i ricercatori sono del parere che lo stress idrico comporterà, e probabilmente già comporta, pericoli globali dal momento che fra le 33 nazioni che andranno in crisi per primi ben 14 sono localizzate in Medio Oriente.
Nel quadro dipinto anche l’Europa avrà il suo da fare perché il “fenomeno” idrico provocherà spostamenti di milioni di persone dalle periferie ai centri urbani con il conseguente abbandono delle aree rurali. Tanto premesso non per seminare panico, ma per sensibilizzare ed educare la gente ad un corretto uso dell’acqua ed a non sottovalutare il cambiamento climatico già in corso, dal momento che l’Italia rientra nei 27 Paesi a “rischio alto” del quale si registrano le prime avvisaglie.
Si pone, quindi, la necessità che le reti idriche siano altamente efficienti, che l’uso dell’acqua in agricoltura sia razionalizzato e che i cittadini, presi singolarmente, evitino gli sprechi.
Il nostro Paese, già nell’occhio del ciclone, sta affrontando in ritardo il problema dal momento che, secondo la stima degli esperti, gestisce otto miliardi di metri cubi di acqua, di cui circa tre si perdono in mille rivoli.
La cosa più semplice sarebbe, quindi, quella di investire nell’ammodernamento della rete e nella sua corretta gestione, sia da parte degli enti preposti alla bisogna sia, quindi, da parte dei cittadini.
Committente il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) già alcune
Regioni hanno messo o stanno mettendo mano per dar corso nel migliore dei modi al progetto METTIAMOCI IN RIGA “nato per implementare la governance multilivello degli enti periferici ed offrire alle amministrazioni pubbliche ed altri soggetti con competenze ambientali “percorsi di rafforzamento delle capacità amministrative e tecniche del personale”, sotto l’attenta supervisione della Sogesid”.
Al di là delle parole Mettiamoci in Riga, intende mettere ordine tra le centinaia di criteri gestionali sparsi su tutto il territorio nazionale e “promuovere la diffusione di strumenti e metodologie funzionali a migliorare la governance multilivello nell’ottica di indirizzare le scelte e di facilitare i processi decisionali, Ciò al fine di ridurre le differenze nell’applicazione di normative e nella redazione di piani di settore, semplificare/standardizzare meccanismi attuativo-gestionali, iter autorizzativi, risolvere i contenziosi comunitari, incrementare l’applicazione di pratiche e nuove soluzioni”.
Per tal direttiva tutti i comuni calabresi devono, entro il 30 novembre 2021, raggiungere la conformità gestionale unica. Se ciò non dovesse accadere la regione verrà esclusa dal Recovery plan, con la conseguenza che andrebbero perduti i fondi previsti per l’ammodernamento della rete idrica e la costituzione di criteri gestionali validi dal Pollino allo Stretto.
Nel sottolineare che quanto sopra è relativo al solo settore idrico e non ai vari servizi forniti dagli enti periferici, vista l’aria che tira e considerate le mille sfaccettature (eufemismo!) gestionali esistenti tra i comuni calabresi, più o meno 400, non credo che l’obiettivo sarà raggiungibile entro la data su menzionata.
Allo stato attuale il sistema idrico calabrese è gestito per l’ADDUZIONE dalla So.Ri.Cal tramite pozzi. E’, questa, una società mista a prevalente capitale pubblico: 53.5% Regione, 46,5% la francese Veolia a cui è stata affidata la gestione e l’ammodernamento degli schemi idrici di grande portata, l’accumulo, la potabilizzazione ed il servizio all’ingrosso dei comuni.
Non naviga, a dire il vero, in gestionali acque chete (parrebbe che i comuni siano morosi nei pagamenti) se Veolia non vede l’ora di scappar via, come ha fatto Enel qualche anno fa, però rimane sempre un’ambita e riposante poltrona per politici glutei stanchi.
Relativamente alla DISTRIBUZIONE poi, il prezioso liquido viene distribuito nei vari Comuni, direttamente o indirettamente. E’ di questi ultimi, o di società incaricate, il compito di riscuotere le bollette che graziosamente vengono recapitate ai cittadini. Per la cronaca va detto che la distribuzione va considerata non solo in entrata (acqua pulita) ma anche in uscita (fognatura).
Il ciclo idrico si conclude con la DEPURAZIONE che consiste in tutte quelle attività chimiche di trattamento dei reflui per depotenziare la carica batterica e sversare a mare. Tal servizio è assicurato da CORAP (Consorzio Regionale per lo Sviluppo delle Attività Produttive Regione Calabria) oggi in liquidazione coatta.
Ma non finisce qui: l’AIC (Autorità Idrica Calabrese) coordina gli attori su menzionati avendo essa il compito di formare il gestore unico ed eliminare gli inutili passaggi.
Tra le pieghe di quanto descritto – perdonatemi amici lettori se ho saltato qualche passaggio – si occultano tante poltrone dove riposano chiappe stanche di attori, comparse e gregari che hanno speso la loro vita per regalarci le abluzioni mattutine.
Forse è per migliorare il servizio che a fronte di tutto ciò, a giugno 2020, l’assemblea dei sindaci calabresi ha manifestato la volontà di propendere per un affidamento in house in quanto l’ iter gestionale calabrese fa accapponare la pelle.
Intanto Sogesid, incaricata a mettere ordine nel guazzabuglio con il suo progetto METTIAMOCI IN RIGA, procede speditamente ed attraverso i suoi incontri con i gestori del servizio idrico dei singoli comuni sta “censendo” le variegate realtà che vanno da società in house a consorzi appositamente costituiti o a studi commerciali privati incaricati per la bollettazione e/o riscossione dei tributi.
Nell’occhio del ciclone anche la nostra Multiservizi che annovera la manutenzione della rete idrica e fognaria, la bollettazione e i servizi cimiteriali, il canile municipale, l’illuminazione pubblica , per la sola Lamezia, la raccolta differenziata dei rifiuti, e le discariche consortili dei rifiuti.
E’ evidente che la Multiservizi SpA – società in house del Comune di Lamezia Terme, che detiene la maggioranza del pacchetto azionario – dovrà scindere il servizio idrico dal resto delle incombenze fino ad oggi gestite, magari creando una srl, che deve essere solo una costola di Adamo, non la creazione di un nuovo carrozzone.
Si tratterebbe, quindi, di “travasare” gli organici attualmente preposti al servizio idrico nella nuova srl, impostata questa volta secondo meritocrazia, pratica ignorata, qui come altrove, nelle aziende pubbliche.
L’occasione è ghiotta per “razionalizzare” quella Multiservizi che, nata per raggiungere obiettivi e risultati brillanti si è, invece, persa per strada tanto da finire i suoi giorni in uno squallido concordato preventivo.
Finisce sempre così laddove trionfa la cecità e l’incapacità dei politici.