NCATTÙRU E SCATTÙRU
Ncattùru e scattùru, ma sugni sicuru ca ‘u capu do gliòmbaru à dd’èssere ccà.Passàtu nu mise, sentìre me pise ca ‘u gliòmbaru pìanzica nu capu ‘un cce l’à. |
Raggomitolo e cerco di sbrogliare ma sono sicuro che il capo del gomitolo dev’essere qua.Passato un mese, mi dispiace ammettere che il gomitolo forse un capo non ce l’ha. |
Potrebbe anche sembrare tendenzioso, ma la complessità della politica odierna sembra più scaturire dal nonsense che dalla effettiva articolazione del suo apparato. I bandoli, i capi, i fili del discorso, paiono moltiplicarsi a dismisura, subiscono un’inflazione numerica che sfiora ormai l’estenuazione; eppure aldilà del tromp l’oeil (diciamo inganno ottico), il filo, cosi come “il bandolo dell’arruffata matassa”, continua ad essere uno solo: il problema principale è rinvenirlo, dato che al pari un’anguilla va ad imbucarsi nei più improbali recessi del groviglio, generando nei suoi pellegrinaggi tra filo e filo una nutrita varietà di nodi: windsor, margherita, alla marinara (come le loro promesse), e soprattutto, ahimè, nodi scorsoi.
La “trama”, poi, richiama fatalmente al canovaccio, alle esigenze dello spettacolo e del palinsesto. Ogni volta si formulano pretese di serietà, ma qui si parla di nient’altro che di puro intrattenimento: è chiaro che la trama debba essere, per tirannia della programmazione, più arzigogolata degli Elisir del diavolo di Hoffmann, romanzo del “doppio”, della vertigine speculare. Qui gli attori ad ogni scena, più che ad ogni atto, sono usi a scambiarsi barbe e parrucche. Tentano disperatamente il discrimine ideologico puntando su argomenti irrilevanti, moltiplicando assunti. Il famigerato cambio di casacca è divenuto talmente canonico da costituire ormai un esercizio mattutino, una “pandiculazione” atta a rifornire d’ossigeno le vene.
Ma non è risolvendo rebus della domenica, o disbrogliando matasse che si può venire a capo della questione. E poi non è mica detto che il gomitolo sia stato necessariamente concepito per fornire maglioni infeltriti alla nostra sempre più intirizzita Italia. Può anche darsi che stia bene così com’è, ben compatto nella sua assoluta indissolubilità, perché deve servire da palla a un gigantesco soriano.
Il Neoliberismo come ogni felino, è domestico e selvatico ad un tempo, ha un nome ormai banale come Bianchina o Nerone, ma in verità non ha nessun padrone all’infuori di se stesso. Si struscia su ogni angolo, rendendolo magicamente suo dominio, fa piazza pulita di pantegane, e, soprattutto ama, tra una caccia ed un’altra, palleggiare con distacco gomitoli di lana, senza minimamente contagiarne la sua determinazione siderale.