Continuare con i fuochi ed i fumi alla diossina nella bidonville di Scordovillo non è più tollerabile. Si tratta della salvaguardia della salute non solo dei lametini di adesso, ma anche di quelli delle future generazioni. E si tratta di danni incalcolabili all’ambiente; all’agricoltura, convenzionale o biologica che sia; alle nostre riserve idriche; al turismo; all’effervescenza spontanea della nostra movida; in poche parole ad una parte cospicua dei beni e dell’economia lametina, che tenta a fatica di uscire dal disastro della pandemia.
La politica sul tema dello smantellamento dell’indegno campo di Scordovillo ha dato da tempo forfait, nonostante i ricorrenti proclami e le tante promesse di risolverlo, qualcuno addirittura in un anno.
Giorni fa il Procuratore Gratteri ha operato numerosi arresti nell’ambito di un’indagine sullo smaltimento illecito dei rifiuti, che da troppo tempo si ripete nel ghetto di Scordovillo e in quel contesto ha chiesto il sequestro dell’intero campo. Il GIP non glielo ha concesso in base al ragionamento, assolutamente corretto dal punto di vista sociale, che non tutti i cittadini di etnia rom che abitano nella bidonville sono solo per questo dei delinquenti.
Non ha visto, però, il GIP l’altro aspetto del problema. E’ proprio l’esistenza del ghetto che favorisce e supporta queste attività criminali. I tanti o i pochi di quei cittadini lì residenti che sono estranei alla criminalità interna e vorrebbero affrancarsene sono le prime vittime di questi crimini. Sequestrare il campo e affidarlo alla gestione della Procura Antimafia avrebbe significato non solo il controllo costante e vigile degli inquirenti, ma anche e soprattutto una concreta prospettiva di suo smantellamento, visto che il Procuratore Gratteri ha ben dimostrato (come per l’Aula Bunker) di saper gestire i problemi e perfino di riuscire a trovare gli opportuni e necessari finanziamenti.
Se è ancora possibile, vogliamo sperare che questo diniego di sequestro venga ripensato. Nella nostra epoca e in questa nostra piana lametina ci sono già fin troppi rischi di inquinamento che causano un dilagare di gravi malattie e patologie. Scongiurare quest’altra fonte patogena che ci propinano periodicamente dal campo di Scordovillo quei delinquenti, che per risparmiare sui costi di smaltimento dei pneumatici li conferiscono nel ghetto, e quegli altri che li bruciano, magari insieme a matasse di fili elettrici rubati, sarebbe già un bel risparmio per la salute di tutti i lametini, compresi per prima quelli di etnia rom.
Nello stesso tempo chiediamo con forza l’intervento urgente dell’ARPACAL per le indispensabili analisi sull’entità dell’inquinamento dell’aria e del suolo.