Internet ha reso possibile la diffusione su scala planetaria di qualsiasi aberrazione, fregnaccia, perversione, fanatismo. Nessuno può più farci niente e dunque si tratta di vivere dentro questo nuovo mondo dove tutto si è mischiato e confuso, dove Vero e Falso, Brutto e Bello, Buono e Cattivo, Orrore e Candore, Arte e Pornografia sono categorie senza più confini.
Come ha scritto Francesco Cundari “in questi anni, purtroppo, la lunga semina populista e antipolitica, anzitutto da parte del mondo dell’informazione, ha creato un’amplissima vulnerabilità di gregge, che ci rende particolarmente permeabili a qualsiasi campagna di disinformazione, alla diffusione virale di qualunque pericolosa fregnaccia, quale che ne sia l’origine, colposa o dolosa (ammesso che in questo campo la distinzione sia sempre possibile). Occorre alzare un argine, va fatto adesso, e bisogna che tutti diano una mano. Senza un sussulto di responsabilità, da parte di ognuno, è concreto il rischio di venire travolti, dai contagi e dalla demagogia“.
Su quale base solida possiamo installare il nostro senso di responsabilità? Ecco la domanda cruciale alla quale rispondere. Per quel che mi riguarda, la risposta in uno stato di diritto credo sia una sola: il rifiuto della violenza.
Se tutti, nessuno escluso, concordassimo che la funzione tradizionale del diritto è garantire la pacifica convivenza tra i consociati, stabilendo preventivamente i comportamenti da evitare, quelli da tenere e le conseguenze (solitamente spiacevoli) nelle quali può incorrere chi non rispetta le regole, la linea di demarcazione potrebbe essere tracciata. Chiunque può protestare contro la maggioranza e il governo ma lo deve fare senza usare la violenza. Colpire le azioni senza colpire le idee diventa pertanto un principio essenziale di ogni democrazia.
Sei no vax, no-qualcosa? Antifascista, anticomunista, anti-qualcosa? Benissimo, puoi protestare ma non puoi prendere a pugni nessuno. La violenza se non viene messa al bando produce un’escalation inarrestabile e l’imbarbarimento di qualsiasi dibattito. Dobbiamo dunque fare i conti con il nostro modo di affrontare i problemi, con il modo di darne conto e con il modo di discuterne.
E’ superfluo aggiungere che se poi in un sistema democratico sei alla prese con una campagna di vaccinazione in un momento delicatissimo, il male prodotto dalla violenza non ha effetti nefasti solo sull’assetto democratico ma anche sulla salute pubblica.
Quella che ho chiamato “linea di demarcazione” (puoi esprimere le tue idee ma non fare azioni violente) dovrebbe pertanto essere difesa da politici, giornalisti e opinionisti, sindacalisti e intellettuali, conduttori televisivi e personaggi pubblici in generale. Lo stesso governo dovrebbe prendere la strada dell’obbligo vaccinale per tutti (come ha già fatto Macron in Francia quando era al minimo del consenso) spingendo la sua riluttante maggioranza ad assumersi l’onere della scelta.
“Adesso, dinnanzi alle violenze, da sinistra si levano indignate accuse ai partiti di destra colpevoli di avere legittimato e cavalcato il delirio no vax, ovviamente senza nessun riferimento ai Cinquestelle, che pure di questa roba detengono il copyright, perché la destra non ha fatto altro che copiare da loro”.
Enrico Letta invita giustamente tutti i partiti a non ammettere più alcuna ambiguità su questo terreno, ma non sembra che lui sia altrettanto netto e deciso su quelle, per usare un eufemismo, utilizzate da Landini e dai sindacati su green pass e misure di sicurezza.
La destra – Meloni e non solo le sue frange più estreme – si è messa alla ricerca di un nuovo popolo e di una nuova bandiera, a partire da un’idea di libertà completamente deresponsabilizzata, al di fuori di ogni vincolo politico e sociale (e persino logico). Stiamo vedendo storici apologeti della dittatura fascista manifestare contro la dittatura, sui cartelli dei manifestanti «green pass» viene scritto con le svastiche al posto delle esse (guarda caso gli stessi simboli che portano tatuati sul braccio o disegnati sulle magliette), si ascoltano slogan che chiedono «libertà» e promettono lotta «contro le discriminazioni» urlati da coloro che hanno negato l’esistenza dei campi di concentramento nazisti. Mentre la destra ha abbandonato il principio di non contraddizione e abbracciato la post-verità (niente di nuovo dalla propaganda di Goebbels in poi), la sinistra continua con giochetti di parole (ma anche; il problema è a monte) e tattici a fronteggiare un mondo di fregnacce che andrebbe demolito, guarito dalla confusione, in nome della scienza e dell’interesse generale. Il populismo (di qualsiasi colore) ha un solo acerrimo nemico, la scienza, ancora troppi a sinistra non hanno capito qualcosa che è evidente da anni. Non puoi fronteggiare i terrapiattisti e i no-vax con giochetti di parole e slogan alla Maurizio Landini, anche perché, da che mondo è mondo, i fanatici non si limitano a presentare le loro idee bislacche in eruditi convegni, passano all’azione contro i malcapitati.