Le notizie dell’ultime ore
a cura di Redazione di Lamezia 3.0
Attualità – 16/09/2021
PASSI INCERTI PER UNA CALABRIA MORENTE…!
di Emilio Vescio
Calabria: una regione non facilmente governabile.
“De profundis clamavi ad te, Domini: Domine, exaudi vocem meam…! Anche il Padreterno ci ha abbandonati, ahimè!
In questi giorni si legge e si ascolta di tutto e di più. Il solito, vecchio, stantio refrain: “… noi siamo la vera innovazione”, “… la vera rivoluzione”, “… noi rappresentiamo le vere facce pulite”, “… i candidati sono stati scelti uno a uno, sono persone che si sono offerte”, “… sono nomi nuovi puliti, non hanno bisogno di essere passati al setaccio”, “… bisogna lavorare per sviluppare in modo esponenziale settori alla deriva”.
E intanto i roghi divampano sempre più e la Calabria sta, inesorabilmente, bruciando tutta. E la legna per ardere viene accatastata da tutti, nessuno escluso. Povera Calabria! Da sempre è stata volutamente privata di quell’amore, necessario ed indispensabile, per una “nobile” crescita. Solo rimproveri, accanimenti e batoste a destra e a manca. E per sfuggire alle botte si emigra sempre più.
E in questi anni, da troppo tempo ormai, quante chances sono state negate? E la colpa? In questa regione, baciata da Dio e umiliata sin dal suo nascere da “comuni” mortali, nessuno è colpevole. Quando in una cesta di frutta ce n’è qualcuna marcia bisognerebbe, così raccomandano gli esperti, eliminarla. Da noi, così dicono le statistiche, si preferisce far marcire tutto per poi buttarlo con tutta la cesta. Magari inquinando l’ambiente, già di per sé ammalato. Non c’è più rispetto e amore per il bello, c’è solo arroganza. E quando qualche manager ha cercato di trasferire in politica le esperienze maturate negli anni non c’è mai riuscito. Perché? Forse perché si è portati ad erogare solo favori. La crescita non interessa a nessuno e l’amore per il bello fa male a troppi.
E fa troppo male ai nostri giovani, giovani ormai non più, che vorrebbero spendersi per un futuro migliore e sicuro e sono costretti, invece, ad emigrare pur amando la propria terra.
E a proposito di migranti riporto testualmente un passaggio estrapolato da un trattato su Dante e la sua vita in esilio: “… E’ triste far nascere il proprio figlio in una città nella quale non gli si può garantire un futuro. E’ triste abituare il proprio figlio a percepire l’alba e il tramonto in un luogo in cui non potrà restare, perché l’alba e il tramonto non sono uguali dappertutto. Felice è quell’uomo che ha una patria, una patria che non si è limitata a partorirlo, ma che l’ha poi cresciuto, facendolo sentire parte. Che madre disgraziata è quella che respinge i suoi figli, che se li perde in giro per il mondo, che non si sforza, che non s’impegna fino all’ultimo delle sue energie per tenerseli accanto. E che vergogna ancora maggiore è quella di abbandonare i figli, pretendendo poi di raccontare un’altra verità, che siano stati loro a volersene andare”.
Mi auguro, una volta per tutte, che si possa imprimere una “svolta” determinante per lo sviluppo della regione Calabria. C’è bisogno di una rinnovata sensibilità, tracciando percorsi virtuosi senza mai più mortificare competenze ed attitudini. Ora o mai più.