Mi sovviene l’espressione che il Manzoni mette in bocca al Gran Cancelliere Ferrer – che si rivolge al cocchiere mentre la carrozza passa circondata dal popolo in tumulto – perché quella scena mi pare di riviverla oggi in Calabria, ad urne chiuse.
Politici e politicanti dell’ultima ora esultanti per la vittoria conseguita; incensi e lodi per le lungimiranti scelte operate dalle segreterie politiche; mugugni e musi lunghi di coloro i quali, e sono la maggioranza non più silenziosa, non fanno intravedere una via d’uscita alla crisi che attanaglia questa regione, acuitasi abnormemente dall’avvento del regionalismo.
Ma è accettabile che la partecipazione dei cittadini al voto sia costantemente in caduta libera?
In quest’ultima tornata elettorale provvidenziali sono state le ultime ore del voto per un grande recupero, relativamente all’affluenza alle urne degli elettori calabresi chiamati ad eleggere governatore e parlamentino regionale.
La percentuale dei votanti si è, quindi, attestata sul 44,36%, in lieve aumento rispetto alle due precedenti elezioni regionali calabresi del 2020 (44,33%) e del 2014 (44,07%). Gaudio e tripudio per l’aumento dei pochi decimali dovuto all’effetto trascinamento delle elezioni comunali di Cosenza!
Questi i dati:
Cosenza 65,13% (precedenti regionali 54,93%)
Catanzaro 51,41% (precedenti regionali 54,35%)
Reggio Calabria 46,75% (precedenti regionali 52,38%)
Vibo Valentia 44,89% (precedenti regionali 48,24%)
Crotone 38,26% (precedenti regionali 44,48%)
Per concludere quanto in premessa, tolgo gli insignificanti spiccioli, affermando che il 56% circa dei votanti non si è recato alle urne non solo in quest’ultima tornata elettorale!
Domanda: delle forze (o debolezze?) politiche in campo si è mai posto qualcuno il problema del perché la maggioranza dei calabresi diserti le urne? E’ normale tutto ciò?
Non sono un politologo e di primo acchito la butto qui: tutto potrebbe essere una diretta conseguenza della diatriba politico – giudiziaria che si accompagna ad una generale sfiducia nei confronti dei partiti e delle istituzioni!
Ma non sono trascurabili altri dettagli quali: a) la tendenza a partecipare solo alle tornate elettorali più importanti (elezioni politiche o amministrative); b) l’assenza di proposte, di idee e di piani di sviluppo seri e concreti delle varie coalizioni; c) lo scarso appeal dei partiti, che non riescono più a portare alle urne gli elettori.
Tutto ciò meriterebbe approfondite indagini, o meglio studi sulla fiducia dei cittadini nei confronti della politica generale, del parlamento, del sistema giudiziario, delle istituzioni locali, ed un capitolo – forse un tomo – andrebbe dedicato alla malefica influenza degli agenti esterni, vale a dire agli “innominati”che tutti – a destra e a sinistra – apparentemente ed apertis verbis vituperano, ma non ne disdegnano l’apporto elettorale.
In questo contesto vogliamo continuare a fare gli struzzi che di fronte ai pericoli nascondono la testa nella sabbia o ritirarci sull’Aventino? O, invece, dare alla scheda elettorale il valore che merita per mandare a quel paese chi è causa di tutti i nostri mali?
Sono perfettamente cosciente che tal fenomeno alligna sull’intero territorio; si diversifica nelle modalità applicative che a queste latitudini significano appalti, subappalti, assunzioni, malaffare mentre in più accreditate sedi assumono connotati elitari.
Nella smorfia napoletana 44 è il numero che rappresenta le carceri, mentre per noi altri è anche il numero dei gatti di quella briosa canzone dello Zecchino d’oro: 44 gatti in fila per sei col resto di due.
Il 56, invece, rappresenta la caduta!
Signori Aventiniani, premessa la concessione delle attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti, vi sembra sia il caso di lasciare giocare la palla a lor signori?
Intanto il nostro neo eletto governatore è “volato” a Roma per dare innanzi tutto una soluzione alla sconvolgente e sinistrata sanità calabrese.
Una domanda, però, è d’obbligo: egli, politico di lungo corso, prima consigliere comunale, poi consigliere regionale, deputato con diverse casacche, cosa mai ha fatto per questa regione in questi ultimi vent’anni?