“Probabilmente se ho vinto in Calabria è perché oltre a essere un imprenditore sono un dirigente politico; attualmente infatti ricopro il ruolo di capogruppo di Forza Italia alla Camera.
Il centrodestra forse, alle volte, non espone come dovrebbe i suoi dirigenti: il civismo è importante, ma va coniugato con la conoscenza del territorio e con il radicamento”.
Parole del neo governatore della regione Calabria a “Domani è un altro giorno”, su Rai Uno.
Non so quale sia l’attività imprenditoriale di Roberto Occhiuto, ma ne conosco solo quella di dirigente politico che apprezzo per il suo cipiglio deciso e risoluto.
All’indomani della sua affermazione elettorale – da un palco allestito davanti all’hotel di Gizzeria, sede del quartier generale del centrodestra – con ducesca enfasi, ha sottolineato che il primo punto sulla sua agenda è restituire la sanità ai calabresi e, secondo punto non meno importante, la ‘ndrangheta ci fa schifo, non sporcherà il nostro governo.
Detto e fatto, il neo governatore è partito per Roma con il probabile intento di convincere Draghi e Speranza a firmargli una cambiale in bianco per azzerare i vetusti debiti della sanità calabrese, dei quali paradossalmente non si conosce nemmeno l’esatto ammontare.
Questo giornale, in un editoriale di qualche giorno fa, ha ampiamente esposto quanto grave sia la situazione sanitaria calabrese, non solo per i precari o mancati servizi all’utenza, ma – cosa molto grave – per il confusionale stato gestionale, indicando poi come giusta e possibile soluzione la nomina di un manager degno di tal nome, per esempio, un Bondi, ed ancora per esempio, ipotizzando l’esclusione dalla gestione del nostro virtuoso dipartimento regionale.
E, scusatemi, non è poco dopo aver celebrato per oltre un decennio la saga commissariale composta, per breve tempo da qualche governatore nella duplice veste anche di commissario ad acta, poi da una pletora di ingegneri, prefetti, generali e, ciliegina sulla torta, anche di qualche medico di chiara fama con grande expertise in tema di organizzazione dei servizi ospedalieri.
Non è che oggi si voglia buttare la croce addosso solo sui commissari perché a loro ha fatto sponda sia quel dipartimento regionale che certamente ha le sue responsabilità gestionali sia una classe politica imbelle, di destra o sinistra che dir si voglia, con riforme servite solo ad aumentare i disservizi per l’utenza e le perdite di bilancio.
Certamente il neo governatore conoscerà meglio di me la situazione sanitaria regionale anche perché la sua Cosenza, nel disastro, è una stella di prima grandezza che, insieme a Reggio Calabria, nel baratro profondo della mala gestio, sono quelle che brillano di più.
A parte ciò, se la memoria non mi falla anzi non dà segni di cedimento, Roberto Occhiuto 11 anni fa “festeggiava” insieme al pibe de oro Peppe Scopelliti – che l’infallibile Cavaliere portava come esempio brillante di amministratore della res pubblica – governatore e commissario ad acta, la grande riforma della sanità calabrese, che prevedeva lacrime e sangue: chiusure di ospedali, tagli di posti letto, ticket maggiorati e grande cancellazione, dagli elenchi, dei medicinali prescrivibili. E fu l’inizio dell’ingloriosa fine! Che serata indimenticabile fu quella al teatro Morelli di Cosenza! Non vorrei sbagliarmi, ma c’era tra i melodianti, forse anche il nostro nume tutelare, già deputato delle forze azzurre.
Dopo quella infausta esperienza negativa, che nel ruolo legittimava praticamente il controllore ed il controllato, gli organi governativi centrali pensarono di poter risolvere i problemi creati dando la stura alla saga commissariale. E questo mi fa dire, presuntuosamente se volete, che la doppia carica significherebbe ripetere un errore marchiano, comunque evitato dai passati governi.
Mi preoccupa, pertanto il cipiglio barricadiero dell’Occhiuto governatore: riesco anche a comprenderne la iattanza dopo il successone elettorale (alle urne solo il 44% degli aventi diritto al voto), ma non credo al postulato che “restituire la sanità ai calabresi” (sottinteso significa chiederò al governo di essere il Commissario della Sanità) sia la soluzione più giusta per due ordini di motivi:
a) premesso che posso anche sbagliarmi non conoscendo le attività manageriali del neo presidente, non credo abbia, egli, le necessarie competenze manageriali e conoscitive che il ruolo richiede, né tantomeno il supporto di un dipartimento della salute – si far per dire – che vivaddio ha dimostrato da più lustri tutti i suoi limiti.
b) ritengo già una titanica impresa “rimuovere dallo stallo” questa regione tenuta al palo da sempre e, da un cinquantennio di “improduttivo regionalismo” affossata ancor di più!
Non penso, pertanto, che nella situazione vergognosa nella quale versa la sanità calabrese servano gli slogan e gli ultimatum da campagna elettorale tipo “aspetterò due- tre settimane da quando sarò presidente della regione… o verrà eliminato il commissariamento o nominerò commissario il presidente della regione” oppure “ la ‘ndrangheta ci fa schifo, non sporcherà il nostro governo”!
D’accordo sono boutade elettorali però, come solitamente avviene nelle migliori democrazie, avrei preferito ascoltare il suo pensiero relativamente al progetto Calabria ed alla composizione della sua squadra operativa che, ho il vago sentore, prescinderà dalle competenze, dai valori intrinseci delle persone, per ubbidire alla consueta spartizione dei pani e dei pesci tra gli alleati e gli amici degli amici, proprio nel segno “della continuità con la politica della Santelli”, come il neo governatore spesso ama sottolineare.
Forse mi sfugge qualcosa, ma qual era il programma politico della Santelli? Colpa mia se non ricordo altro che quel cortometraggio di Muccino!