L’espressione citata nel titolo è tratta da un discorso che Mussolini tenne nel 1935, in opposizione alle Nazioni Unite che avevano condannato l’Italia per l’aggressione all’Abissinia. La frase completa, riportata sul Palazzo della Civiltà, a Roma Eur, recita: un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori.
Fu benevolo il duce nel selezionare le varie categorie – forse per non scoraggiare i posteri – perché già al suo tempo nepotismo, baronismo, clientelismo erano mezzi e strumenti utilizzati dai suoi gerarchi per reclutare alle adunate oceaniche le migliaia di italiani di cui ci parla la storia: … in questo momento venti milioni di italiani occupano le piazze di tutta Italia…
Con il termine nepotismo– dice Ennio Flaiano e condivido- si indica la tendenza, da parte di detentori di autorità o di particolari poteri, a favorire i propri parenti a causa della loro relazione familiare e indipendentemente dalle loro abilità e competenze.
Credo che la politica italiana sia tutta intasata da figli, nipoti, cugini, affini e collaterali fino alla settima generazione ed oltre.
Tengo a sottolineare anche che con il termine nepotismo non si intende alludere alle sole relazioni di parentela bensì anche al baronismo, diffusissimo nelle università italiane ed ancor di più nel mondo della sanità.
Insomma la politica italiana, le strutture dei suoi enti amministrativi, delle università, dei primariati negli ospedali ubbidisce alle precise regole, in senso lato, del talis pater qualis filius.
Il fenomeno è ormai così diffuso che sarebbe opportuno legiferare affinché questa piaga venga sanata. Non fosse altro perché giunti al paradosso che il concorso in magistratura, in buona parte dei casi, venga superato dal figlio del magistrato o che il tal primariato in quel tal ospedale sia appannaggio del figlio o del figlio del caro amico.
La storia italiana ci fornisce tanti esempi dai quali mi astengo sol perché lunga sarebbe la narrazione e perché dalle analisi, incontrovertibilmente, verrebbe fuori che gli illuminati sono solo gli eredi e discendenti di nobili padri e madri e, raramente, di ignota casta. Chissà perché i figli dei blasonati hanno sempre qualche numero in più degli altri! Emblematico il caso delle università italiane e dei primariati ospedalieri dove ci sono alcune facoltà ed unità operative da sempre appannaggio di famiglie intere: padri, madri, figli, cugini e nipoti, e se non bastassero, quant’ altri!
A mettere poi il naso in politica il problema si incancrenisce perché tutta la politica italiana – ma non sono da meno le dinasties politiche dei Kennedy, dei Bush o dei Le Pen – è intasata da figli, nipoti e cugini di qualcuno. Anzi è tutto un fiorire di padri e madri nobili e di figli più nobili dei padri e delle madri.*
Per cui senza tema di sbagliare e senza esclusione di colpi, si può tranquillamente affermare che questo andazzo è comune alla destra, alla sinistra e, finanche, alle altre formazioni politiche di movimenti e cespugli pur se destinati a breve vita.
Premesso che non ho alcuna ambizione o interesse da difendere né ho da proporre miracolose soluzioni al problema, ho sol voluto sottolineare che nepotismo, baronismo e protezione della stirpe, nonché lo sfrenato desiderio di gestire il potere, hanno incancrenito la politica italiana e – nel conseguente bailamme – mortificato ed annientato ogni speranze di rinascita di questa regione in cui, vivaddio, gli effetti negativi del baronismo hanno superato ogni limite.
Caro conterroneo – a te tutti gli onori per aver voluto far parte di quel 44% degli elettori che, piove o nevica, si sono recati alle urne per dare un governo a questa regione di “smandrappati”.
Complimenti per aver partecipato attivamente alla perpetuazione del nepotismo su cui ho ampiamente – credo – espresso il mio pensiero.
Noi altri calabresi abbiamo steso il red carpet a Roberto Occhiuto, che calpestandolo disinvoltamente, amministrerà la nostra regione. Lui, proprio lui, espressione di una dynasty politica che, da tempo ormai naviga per mari perigliosi, sempre però approdando a porti sicuri.
Mi son chiesto: io deputato al Parlamento nazionale, coperto da mille garanzie e da prestigiosi ruoli, avrei mai rinunciato al certo per andare a governare una regione da sempre al palo?
Certamente l’amore per la mia regione d’appartenenza avrebbe avuto il suo peso, ma fatto il pari ed il dispari, forse non avrei mai lasciato il certo per l’incerto!
Ipotesi tutte legittime …però, però, se tutta la manovra politica fosse inquadrata in un “combinato disposto” la musica probabilmente potrebbe dar luogo a recondite armonie di bellezze e forme diverse.
Faccio un esempio: stringo un accordo con il sultano di Cosenza Antonio Gentile, grande convoyeur di consensi elettorali, senatore da ben quattro legislature.
Ipotesi di secondo grado, della possibilità: …in cambio del gentiliano occhio benevolo io Roberto Occhiuto mi dimetto da deputato…al mio posto entra Andrea Gentile primo dei non eletti, figlio del rais; alla Regione, invece, si candida con Forza Italia, e viene eletta, con una gran messe di consensi, anche la nipote Katya, figlia del proconsole, fratello Pino. Bel colpo: con una fava… due piccioni!
E’ andata proprio così: la possibilità è diventata tangibile realtà!
GODI FANCIULLO MIO STATO SOAVE, tra new entry, la Gentile dinasty e l’ Occhiuto group, il nepotismo ha fatto ancora una volta centro e la Calabria ha fatto bingo!!