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LA VOCE DELLA CITTA’
Le notizie dell’ultime ore
a cura di Redazione di Lamezia 3.0
Attualità – 08/11/2021 

L’AFIDE E LA FORMICA VISTO A NICASTRO
Torno al Cinema Comunale e lo trovo come l’avevo lasciato. Nanni Moretti al posto del nostro regista Mario Vitale sarebbe uscito dalla sala. Non si può vedere un film con una lampada che andava sostituita trenta anni fa e per giunta con spiragli di luce che provocano macchie sullo schermo.
di Francesco Scoppetta

Non c’è il sole dunque in questo film visto a Lamezia ma il grigio del cielo, la penombra degli ambienti, per colpa di una lampada che costa molto e allora per farla durare di più se ne riduce la luminosità.
Ma questa è Lamezia, che Mario Vitale ha fortemente voluto come sfondo per un soggetto abbastanza convenzionale. Era importante, per me spettatore pagante, capire “come” lo avrebbe sviluppato. Il rischio era cadere nel burrone degli stereotipi, nei dialoghi del politicamente corretto (da Propaganda live), nelle immagini al rallenty, laccate o sporche. O nella sciatteria dei Tre piani di Moretti, quando si pensa che il contenuto debba prevalere sulla forma. La mia risposta è: da regista vero ed esperto, con un suo stile, anche se qualcuno ha tirato in ballo Lynch o chissà chi altro. La reggina Cristina Parku gli dà una mano perchè è credibile anche se non ha il fisico per correre; il suo moroso sembra il figlio di Kim Rossi Stuart. Giuseppe Fiorello, come succede nel cinema contemporaneo dove ogni attore recita sempre la stessa parte (un solo esempio, Elio Germano nella parte dello spostato) è protagonista nel ruolo del “triste”, Valentina Lodovini fa un cammeo (mentre la Miriam Leone la vedi dappertutto, che spreco). Le belle musiche sono di Francesco Strangis e sono da film, non da sceneggiato televisivo. Dunque, un film da vedere perchè Vitale ha un lavoro da fare nel cinema italiano, non solo videoclip con Michelangelo Mercuri in arte Naip, o solo nella tv.
E così, come ci è successo mille volte in passato, dovrò rivedermi il film in un cinema vero fuori di Lamezia.
Secondo me è da queste nostre difficoltà oggettive che sono nati a Lamezia due registi come Carlei e ora Vitale. A Lamezia puoi fare tutti i mestieri del mondo, da quelli più nobili a quelli più ignobili. Ma due che amando il cinema sono voluti diventare registi altro che correre, hanno dovuto scalare le montagne a piedi nudi. Non c’è un briciolo di retorica in quel che dico, è solo vero. Non è un caso che anche Carlo abbia cominciato con la “Corsa dell’innocente”. Adesso Vitale aggiunge il suo “Correre vuol dire anche scappare” all’idea della corsa come tentativo di riscatto. Mentre Carlei fece vedere nel suo film d’esordio il golfo e il pontile della Sir, Vitale gira per i luoghi della nostra città. Il suo sguardo è limpido, autentico, e come mi ha detto un amico uscendo dalla sala, la nota positiva è che questa Lamezia non è niente male, perciò merita di essere diventata, in piena pandemia, protagonista di una storia.