Vai al contenuto

Sotto il sole di Calabria tanta voglia di cambiare
I giochi son fatti ma il vento del rinnovamento è solo un ponentino

minilogo

Nihil sub sole novum: chi sperava che sulla Calabria soffiasse il vento del rinnovamento non ha da stare allegro. La febbrile attività degli apparati politici ha finalmente un momento di pausa: gli strateghi dei vari schieramenti, tra mugugni e tormenti, hanno raggiunto la quadra, hanno  stabilito le strategie di attacco – diverse in ogni scacchiere – nonchè gli apparentamenti e le liste afferenti ai vari leader aspiranti alla poltrona di governatore della più tormentata regione d’Italia.

Quanto è avvenuto potrebbe essere compendiato in una sola frase: sacralizzazione del vecchiume,  foriero  della stessa miseria del presente, che fa intuire un futuro fotocopia del passato.

Ciò è almeno quanto fa presagire la parziale o mancata applicazione del codice etico della Commissione Antimafia, presidente Rosy Bindi, fino a ieri osannato e dato come la panacea per combattere la dilagante corruzione,  mai stata così pesante come nell’ultimo quinquennio. Esso  è rimasto una splendida dichiarazione di intenti e non ha sortito gli  effetti benefici sperati, se “i primattori di ieri”  sono i protagonisti  del nuovo domani, magari con diversa etichetta e diverso colore di scuderia. Alla fine – dopo le rituali trasmigrazioni, gli apparentamenti, gli “appecoramenti”, le minacce di diserzione, le promesse di future prebende – alcuni  partiti, dopo avere sventolato cartelli inneggianti al rinnovamento ed al bisogno di facce nuove, considerato il pari ed il dispari, hanno scelto pragmaticamente di ricandidare i vecchi big apportatori di consensi, come sempre avvenuto. Da questo punto di vista si è quindi in attesa di sentire gli alti lai di Claudio Fava, vice presidente della commissione antimafia, ed il do di petto della Rosy Bindi.

Ma in tempi di democrazia liquida in cui i cittadini possono decidere in che forma esprimere il proprio potere – esercitarlo in prima persona o delegarlo ad un rappresentante –  c’è sempre la possibilità di correggere il tiro non votando gli uomini proposti dagli apparati politici.

Tormentate, fino a poche ore prima della presentazione delle liste, sono state le scelte dei democrat e di Oliverio, che, pur essendo stato in partenza il più ricettivo nell’osservanza dell’etico codice, alla fine –  venendo meno alle baldanzose premesse –  si è accontentato di una mano di biacca politica che desse un po’ di credibilità al  suo proclamato desiderio di  rinnovamento. Tra  mugugni ed improperi, i vertici del Pd han fatto passare la regola che non sarebbero stati candidati a Palazzo Campanella  consiglieri con più di una legislatura, tenendo fuori dalla competizione Sandro Principe, Naccari Carlizzi, Sulla, De Gaetano e Maiolo, quest’ultimo spontaneamente ritiratosi. Ma nel contempo infiltrando nelle liste a sostegno tutti i “ transumanti” alla ricerca di uno squero in cui  rifarsi il maquillage…

Il leitmotiv delle facce nuove, della necessità di rinnovamento dei quadri politici calabresi e l’inaspettata coalizione tra Ncd ed Udc (Alternativa popolare calabrese) hanno provocato una osmosi tra berlusconiani ed alfaniani, tutti in cerca di un posto al sole. Alla fine Wanda Ferro può contare su Forza Italia – prima linea benedetta dal leader massimo – dove sono schierate tutte le vecchie glorie; la Casa della libertà,  dove sono confluiti sergenti di ferro e new entry e Fratelli d’Italia. Chi entra e chi esce, mentre qualcuno degli ex trova il coraggio di non ricandidarsi. Chiappetta abbandona Ndc per la Casa della Libertà e lo stesso fanno gli ex alfaniani, Crinò, Cannizzaro, Minasi, Romeo, Salerno ed Orsomarzo.

Alternativa popolare calabrese, che raccoglie l’Ncd di Alfano ed i cocci di quel che rimane dell’Udc – partiti che sarebbero probabilmente scomparsi dalla scena se all’ultimo momento Quagliariello e Cesa non avessero recuperato Michele Trematerra – propongono il reggino sen. Nico D’Ascola, candidato governatore che ha rinunciato alla sua lista d’appoggio. La missione di Quagliariello non è stata facile per il malcontento dei vertici calabresi e per il motivo che molti elementi di spicco avevano già lasciato Ncd. Gioca il suo ruolo di eterna comparsa l’Udc di Talarico,  presidente uscente del consiglio regionale, chiuso in un assordante silenzio “parlato”.

La costituita Apc certamente non è stata gradita da Forza Italia anche se mister B, apparentemente,  è  soddisfatto di quanto avvenuto perché, dai dati  emersi dai suoi  soliti sondaggi, gli elettori non avrebbero gradito il connubio con Alfano. Grande caos e tante gatte da pelare per l’avv. Cono Candelmo, candidato presidente del M5S, alle prese con polemiche, epurazioni e defezioni.

L’Altra Calabria, candidato presidente il docente universitario Domenico Gattuso, espressione di Tsipras e Rifondazione Comunista, schiera giovani  talenti  “arruolati” nei vari territori di appartenenza.

I candidati nelle varie liste sono 348 per 30 posti di consiglieri; cinque i candidati alla presidenza; 15 le liste presentate, di cui otto sostengono Oliverio, tre Wanda Ferro, due D’Ascola, una ciascuno Candelmo e Gattuso.

Il rinnovamento auspicato,  le liste pulite, le facce nuove e la voglia di cambiare si sono dissolti come neve al sole; nel parterre sono ancora ben presenti le vecchie glorie, gli autori dello sfascio di questa regione: gli scopellitiani sms (sotto mentite spoglie), i Mancini, i Gentile, i Talarico, i Magno e poi, poi, poi…senza distinzione di colore.

Alle comunali di Reggio Calabria i cittadini han fatto giustizia votando, con rabbia,  per un giovane che, fuori dai ranghi, sicuramente farà meglio di chi l’ha preceduto. Questo è nelle attese di tutti,  poi accada quel che accadrà, ma le premesse per cambiare almeno sono state poste.

I sondaggi danno per vincente il centrosinistra di Oliverio, addirittura con percentuali bulgare. In nome e per conto della sbandierata democrazia liquida, fino a quando la possibilità di scegliere – non di demandare ad altri le scelte – ci vien data, hanno voglia  i calabresi di correggere quanto gli apparati vorrebbero propinarci ?