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Jurassic Park

Pecoroni - 7b

Elezioni regionali: Il tanto agognato ricambio generazionale non c’è stato né al centro, né a destra né a sinistra. Le segreterie e gli apparati dei partiti hanno preferito andare sul sicuro, o meglio, nella maggior parte dei casi, hanno puntato sui vecchi  dinosauri, quelli che vantano, in termini di voti, conti correnti super attivi. E così è caduto nel vuoto l’invito di Renzi – la Calabria deve cambiare, se non ora, quando ? – così come è andato a farsi benedire il codice etico di Rosy Bindi. Non ho, però, ancora sentito gli accorati lai di Claudio Fava che, vice presidente vigile e attento della commissione antimafia nazionale, avrebbe avuto ben ragione di abbaiare alla luna difronte alle alchimie aritmetiche dei partiti, agli atteggiamenti gattopardeschi delle segreterie,  allo scacchiere politico calabrese, che ha cambiato la posizione dei fanti ma non i  “milites  gloriosi” di plautiana memoria.

Potrei fare un lungo elenco di uccelli migratori e di mandrie transumanti in tutte le tre circoscrizioni calabresi, dove, tranne qualche rara eccezione, gli uomini sono quelli di ieri, ma cambiano bandiere e casacche. Certo è che tutti han promesso facce pulite, legalità, moralità e trasparenza; tutti hanno, però, trasgredito al vademecum della moralità che non voleva nelle liste elettorali soggetti già indagati per qualsiasi reato. Ed il codice etico ne elenca tanti !

Non era un’impresa facile – è vero – perché, dopo lo tsunami giudiziario che ha investito il consiglio regionale della Calabria, solo gli orfanotrofi o istituti similari avrebbero potuto “fornire” volti nuovi e facce pulite.

Giorni fa la Corte dei Conti, magistratura contabile, ha puntato il dito accusatore su quasi la metà dei governatori delle regioni italiane per i bilanci truccati che, tra le pieghe, nascondono prestiti e debiti non registrati, nonché trucchi, belletti e make up che addirittura potrebbero invalidare i bilanci stessi.

Anche se in buona compagnia, la nostra regione – c’erano dubbi? – fa parte del coro, per proliferazione incontrollata di partecipazioni societarie, per debiti fuori bilancio per 27 milioni, per anomale spese di rappresentanza. Scusate se è poco, ma ciò che rende ancora più pesante la situazione è il giudizio complessivo della magistratura contabile, che dice : “La regione non è dotata di strumenti e sistemi atti a garantire in termini di cassa il rispetto dei vincoli tra entrate e spese e non è oggettivamente nelle condizioni di conoscere le proprie disponibilità di cassa vincolata all’anno né quelle per le quali occorrerebbe provvedere alla ricostituzione”.  E’ chiaro  che si  è venuti meno al principio della trasparenza ed è ancora più chiaro che chi ieri è stato artefice del dissesto economico e sociale della regione Calabria, oggi ci viene riproposto in salsina diversa, ma di sapore acre e stantio.

Eppure c’è chi manda in giro un fotobook di pregiata fattura – non per contenuto  invero omissivo e lacunoso, bensì per veste tipografica –  che fa rimembrare quella canzone “se ci sei c’è troppa luce“ del molleggiato italiano.

A fronte, quindi, del mancato rinnovamento e del persistente atteggiamento strafottente di apparati e segreterie di partito, spetta ai calabresi  imporre moralità, trasparenza, legalità, rinnovamento esprimendo un consenso elettorale scevro da condizionamenti clientelari e … mafiosi.

di Renato Borelli