Lo scopo di queste poche righe non è quello di fare un’analisi dell’attuale conflitto in Ucraina. Non ci penso nemmeno. Le analisi politiche e strategico-militari, così come le discettazioni dotte su fatti così gravi, vanno lasciate necessariamente a chi ne ha la competenza specifica.
Uno scopo, però, c’è ed è un altro. Mettere a confronto – a modo mio, s’intende – i due protagonisti della ferocissima guerra in atto, che per una strana fatalità portano lo stesso nome: l’uno, Volodymyr, che gode di tutta la mia simpatia; l’altro, Vladimir, che merita il massimo disprezzo da parte di chi pensa, come me, che la libertà, il diritto internazionale e la pace tra popoli siano ancora valori da sostenere e difendere, e che la Storia non è una barzelletta ma maestra incontrastata di vita. Checché …!
Come li giri e li volti, italianizzati, i due nomi si identificano in uno solo: Vladimiro.
Due nomi identici, due personalità diametralmente opposte. Un abisso sconfinato separa i due personaggi, che ricoprono però lo stesso ruolo, un ruolo di enorme responsabilità, cioè quello di capi di Stato. Una distanza incolmabile, sia sul piano intellettuale che umano, li divide in maniera nettissima.
Zelensky, una sorta di gigante, per il coraggio con cui sta lottando, soprattutto con il mezzo della comunicazione e con l’esempio di Capo, contro una forza aggressiva di gran lunga superiore a quella del suo Paese. Un uomo alla guida del sua gente, anche nella notte più nera. Un uomo che, con la dedizione più assoluta alla propria bandiera, sta conquistando la fiducia, la stima e l’amore dell’intero popolo ucraino; e, ritengo, anche di tutti i cittadini liberi e ragionevoli d’Europa. Un uomo che, anche a rischio della vita, si espone, comunica al mondo dalle strade della capitale martoriata, nonostante sia ricercato da branchi di killer ceceni per essere ucciso: così ci informano le fonti d’informazione. Un Presidente, che con i propri più vicini collaboratori, sta gomito a gomito, che visita in ospedale i soldati ucraini feriti, che cerca il dialogo, che mai ha lanciato imprecazioni nei riguardi del popolo russo. E si potrebbe continuare così.
Putin, un omuncolo, privo di quell’equilibrio, che un capo di Stato, ogni capo di Stato che si rispetti, deve necessariamente possedere.
E dico deve e non dovrebbe. Un niente vestito di nulla al confronto di Zelensky, malgrado la lunga esperienza politica. Uno che ha messo l’uno contro l’altro Russi e Ucraini, praticamente fratelli contro fratelli. Uno che sta lasciando che la popolazione civile ucraina, incolpevole e indifesa, venga massacrata giorno dopo giorno, senza riguardo per bambini, anziani, malati e donne. Uno a cui i bombardamenti su ospedali, scuole ed edifici civili sono da imputare agli Ucraini e non alle forze russe, vere colpevoli in realtà degli atti criminali. Un dittatore incontrastato e mistificatore, che con le più alte cariche politiche e militari, di cui probabilmente si fida ben poco, sta ad ampia distanza di sicurezza. Uno che – vergogna incommensurabile – fa arrestare bambini e vecchi decrepiti, che manifestano il loro dissenso in piazza. Uno a cui, a mio parere, stanno poco a cuore le sorti dello stesso suo popolo, l’incolpevole e disinformato popolo russo: la fuga di numerosi cittadini russi in Finlandia spero contribuirà a far aprire ben bene gli occhi non solo a tantissimi connazionali, ma anche ad alti funzionari e alti ufficiali poco legati al dittatore.
Chi come lui si avventura in un conflitto sanguinoso, che lui stesso ha provocato e che minaccia di estendersi ancora oltre con conseguenze inimmaginabili, non mette in pericolo solo la vita dei popoli considerati nemici, ma anche la vita stessa della propria gente.
E, anche in questo caso, si potrebbe continuare ancora a lungo.
Uno così, criminale con sogni imperialisti, andrebbe preso a pedate e cacciato via, messo in galera e sottoposto a processo per direttissima. Mi sia perdonata questa puerile esternazione.
La Storia, si voglia o no, è stata e sarà sempre testimone dei tempi e giudice inflessibile delle vicende umane. Al suo giudizio severo ed equanime nessun protagonista può sfuggire.
Perciò, mentre il nome di Volodymyr Zelensky sarà – giustamente ritengo – ricordato come quello di un eroe e di un combattente per la pace e il bene del proprio Paese, quello di Vladimir Putin rimarrà bollato col marchio disonorevole dell’infamia.