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TUTTI QUELLI CHE SON FATTI DELLA STESSA PASTA DEI 5 STELLE
Enrico Letta ha perseguito per un lungo periodo l’alleanza con i grillini non perché li pensasse a sè affini, bensì per tatticismi rimasti tali. Di queste strategie i lametini ne hanno pagato le conseguenze alle scorse competizioni regionali. Però, attenzione, ci sono correnti del suo partito la cui vicinanza ai 5 Stelle, implica affinità ideologica e/o culturale

Angelo Panebianco, qualche giorno fa, ha spiegato sul Corriere perché nel pd sia cruciale “la questione del rapporto con i 5 Stelle. Certamente Enrico Letta ha perseguito per un lungo periodo l’alleanza con i grillini non perché li pensasse a sé affini ma perché lo riteneva tatticamente necessario. Ma ci sono correnti del suo partito la cui vicinanza ai 5 Stelle implica vera affinità ideologica o culturale. Nessuna remora, per queste correnti, ad allearsi con una forza con tendenze illiberali. Semplicemente, sono della stessa pasta”.

Il fatto è, come dicevo in un mio precedente articolo sui grillini considerati da alcuni dei “compagni che sbagliano” (se sono compagni, gli sbagli si perdonano; ma il punto è: sono compagni?), che una serie di personaggi pubblici che militano a sinistra sono fatti della stessa pasta.

Lasciamo stare la tribù del quotidiano “Il Fatto”, in quanto è evidente che ragioni editoriali e commerciali guidano le scelte politiche di Travaglio. Se questi si convincesse di poter vendere più copie esaltando la pornografia, per dire, metterebbe in prima pagina foto pornografiche. Al di là di quella tribù ci sono vecchi tromboni che hanno fatto del populismo da sempre il proprio connotato lavorativo, si pensi a Michele Santoro che da giovane stava con “Servire il popolo” e di fatto lì è rimasto anche se crede di aver trovato nei grillini la sinistra che non c’è, come l’isola di Peter Pan.

 Ma ci sono tanti vecchi politici e parlamentari (come Fassina e la De Petris, di cui è difficile indovinare in quale gruppo sono oggi collocati) grandi estimatori dei 5Stelle, alla pari dei De Magistris, di Rifondazione comunista, di tutte le sigle comuniste sparse qua e là, per cui i cocomeri Fratoianni e Bonelli che di fatto saranno collegati col pd alle elezioni, altro non sono che una quinta colonna. Non parliamo poi del ministro Speranza, uno e trino, che nello stesso momento fa parte di Art. 1 con Bersani (esentato per sindrome di Stoccolma per i 5Stelle), del governo con Draghi, e predica l’unità con chi ha fatto cadere Draghi.

Voglio dire che gli Orlando e i Provenzano, cioè dirigenti in carica del pd, la pensano esattamente come tutti questi che ho elencato. Il loro pensiero è esattamente questo: l’agenda Conte è stata meglio dell’agenda Draghi; meno male che Draghi l’abbiamo fatto fuori; la sinistra di questo paese è rappresentata oggi dal pd e dai 5Stelle di Conte. Di Maio e i suoi sono dei traditori, appiattiti su posizioni filoatlantiche e guerrafondaie; così come sostengono all’unisono tutti i pacifisti italiani, occorre non inviare più armi alla Ucraina e fare in modo che le ragionevoli richieste di Putin siano accolte in un tavolo di negoziato internazionale.

Ecco, in sintesi, lo stato dell’arte e la mappa politica che, altre volte, ho riassunto con la constatazione che sul piano internazionale e su quello sociale, estrema destra ed estrema sinistra italiane propongono e vogliono in fondo le stesse cose: i nemici sono la Nato e gli Usa (una volta era l’imperialismo). Con la pretesa assurda dei sovranisti (Meloni Salvini o Conte non fa differenza) di non capire che l’Italia, facendo parte dell’UE, è un paese a sovranità limitata, come tuti i paesi che fanno parte di una comunità più ampia. Aderire all’Ue, all’euro, alla Nato, comporta una naturale cessione di sovranità. Se si hanno molti debiti e si continua ad accumularne, come noi, significa sempre meno sovranità. Chi dice il contrario, fa il solito fumo (Mattia Feltri).

Queste posizioni sono ormai diffuse sull’intero territorio nazionale ma con una evidente sottolineatura: nel meridione l’asse Pd-5Stelle- cespugli di sinistra, che viene da un trionfo grillino nel 2018, si ripropone intatto, forte di conquiste come il Reddito di cittadinanza e il bonus 110% che alle plebi calabresi (dove l’economia sommersa vale 1/5 del reddito, 3,3 miliardi di evasione e 132mila lavoratori irregolari) sono piaciuti molto.

Però le contraddizioni in seno al popolo ci sono sempre. Per esempio a Lamezia, scontato che tutti i cespugli di sinistra vedano nei 5Stelle interlocutori fatti della stessa pasta (come si è premurato di farci sapere l’avv. Piccioni, già con De Magistris alle Regionali), vedremo come tratteranno la questione dell’avv. Pino d’Ippolito schieratosi, per elementare riconoscenza, con Di Maio.