Lamezia dorme ancora sonni profondi, con la testa volta all’indietro, con le orecchie tese a captare il canto delle sirene che l’hanno accompagnata fin dal suo battesimo. Vestivano, le sirene, panni bianchi ed immacolati e i loro canti, melodiosi quanto mendaci, vagheggiavano le fortune che l’antico borgo di Nicastro avrebbe avuto dopo l’unificazione con i comuni limitrofi di Sambiase e Sant’Eufemia.
Ma la Storia non fa sconti a nessuno: la città della piana conserva, impresse nel suo dna, le informazioni genetiche delle tante secolari dominazioni subite dagli antichi padri. Nel mio pragmatismo avverto una sorta di continuità tra il brutium di ieri ed il lametinum di oggi: non è che quella proteina ancora oggi oggetto di studio – la nicastrina – stia facendo il gioco delle tre carte e subdolamente condizioni l’homo lametinus?
Lascio questa risposta ai ricercatori e agli strizzacervelli. Certo è che Lamezia è caduta in un sonno profondo e malgrado i proclami, le dichiarazioni di intenti, le proposte, le promesse ed i pellegrinaggi dei potenti, le illusioni e le disillusioni, essa continua a vivere la realtà politica odierna come un peccato originale o, forse, come perpetuazione di un atavico clientelismo.
Comunque è sotto gli occhi di tutti che, tra governance di destra o di sinistra, la città lametina non ha fatto un solo passo avanti, anzi è andata via via spegnendosi e spogliandosi di quelli che sono stati i suoi punti di forza e di quelle premesse che erano state ritenute motivo e causa della sua nascita, ritrovandosi oggi con un pugno di mosche in mano.
Oggi è peggio di ieri, di questo sono certo! Meno o più di domani? Onestamente non lo so!
Di sicuro c’è che a chiunque “girano gli zebedei” nel momento in cui ci si ritrova a discutere di problemi che si trascinano da più di mezzo secolo, periodo durante il quale sul proscenio si sono alternate destra e sinistra, supportate di volta in volta da faccendieri, da transfughi e trasformisti, da opportunisti e da soggetti in “odore di santità”, se è vero come è vero che il consiglio comunale lametino è stato mandato alle ortiche per infiltrazione mafiosa per ben due volte.
Quello che doveva essere il Colosso di Rodi si è schiantato al suolo: aveva i piedi di argilla!
Con il neo sindaco Paolo Mascaro, eletto circa sei mesi fa, cercherò di capire – al di là dei proclami e degli annunci elettorali – in quale direzione soffia il vento. Prevenuto – lo confesso – ma non tanto per lui, quanto per il mezzo secolo di storia che lo ha preceduto.