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Lamezia: la sanità alla stretta finale Il diritto a non morire negato al suo comprensorio

20150912-Ospedale Lamezia terremotato“Cuncè, nun c’è bisogno ‘a zingara p’andivinà a ventura”

Siamo al punto del non ritorno. L’ospedale lametino più che cadere a pezzi sta morendo per consunzione. Giorno dopo giorno perde una mano, un braccio, una gamba, nell’indifferenza dei tanti imbonitori che hanno popolato il proscenio politico; nel camaleontico trasformismo di chi ieri ha vestito i panni del “violino di spalla” ed oggi tenta – e ci riesce tra i par suoi – di farsi credere Robespierre. Comunque la sanità lametina ha imboccato quello che si definisce il binario morto. Nessuno l’ha dichiarato apertis verbis, ma questa è la manifestazione di volontà che ormai traspare dai comportamenti, dalle mezze frasi e dalle decisioni di chi ha in mano il bandolo della matassa, investito dal nostro “maghetto nazionale”  di poteri straordinari.
E se è vero come è vero che i fatti, i misfatti e i fattoidi hanno un loro linguaggio, “nun c’è bisogno ‘a zingara p’andiviná, Cuncè’…
Lo prova il fatto che dal 2010 sono andati in pensione primari, medici, tecnici, infermieri e nessuno è stato mai sostituito.

L’ultimo quinquennio è stato caratterizzato dai goliardici, eclatanti annunci del dottor Mancuso e dalle sue inaugurazioni farlocche.
Ricordate le sceneggiate scopellitiane, le “codine” conferenze stampa magistralmente interpretate dal trio Lescano,  i pasticcini a go-go e lo spumante a fiumi, per promuovere le fasulle eccellenze delle porfirie e dell’orecchio bionico? Ricordate l’inaugurazione in pompa magna del centro protesi Inail che da lì a poco avrebbe prodotto la mano bionica?
E la sindrome dell’annuncite  toccò i cieli più alti quando, solo dopo la tinteggiatura delle mura, reparti già esistenti vennero fatti  “passare” come nuove realizzazioni del regìme!
Ancora rido al ricordo di medici e “medichesse” schierati all’ingresso principale, con tanto di omaggi floreali e degli improperi di una povera donna che manifestava il suo disappunto, inseguendo poi,  su per le scale,  Scopelliti protetto dai body guards e dal codazzo dei fans.
Ma il riso è amaro, è solo una smorfia, se penso che negli ultimi vent’anni della vita politica regionale, proprio nella stanza dei bottoni, i nostri rappresentanti (Luzzo, Lo Moro, Talarico, Scalzo), accompagnati nell’esibizione da valvassini e valvassori, a turno han giocato a cavacecio lasciando credere che Lamezia ed il suo nosocomio potevano essere uno spoke importante nell’economia del grande hub catanzarese, millantando Trauma Center e Centro Protesi Inail, tanto per lenire le sofferenze quotidiane dell’utenza e dare speranza per un futuro migliore.

Anche se, come utente, vittima inconsapevole delle “malefatte” altrui, non ho alcuna esitazione a schierarmi dalla parte del commissario Massimo Scura quando afferma che la gestione sanitaria degli ultimi vent’anni è stata deleteria “come del resto anche chi ha occupato il posto di commissario prima del mio arrivo che ha contribuito a spolpare la sanità.”
Parole pesanti come macigni, che evidenziano l’assenza dello Stato. Sì, è convenuto a tutte le parti politiche che si sono avvicendate alla guida del governo nazionale disporre della leva “sanità” per portare acqua al proprio mulino, e che acqua!…: oligominerale, effervescente naturale, belli fuori, puliti dentro. Che vuoi di più?
Beh, io cittadino vorrei avere la certezza che, se mi viene un “coccolone”, al pronto soccorso dell’ospedale lametino trovo una persona competente all’accoglienza, un medico che faccia la giusta diagnosi,  se il caso lo richiede anche un radiologo che esprima il suo parere e, infine, che si agisca di conseguenza.
Qual è, invece, la realtà oggi? Nell’ultimo quinquennio l’ospedale lametino ha quasi dimezzato i posti letto, ha perduto primariati e funzioni, mentre le degenze hanno avuto un calo più che sensibile. I tempi di attesa per esami specialistici – da un ecocardiogramma ad un ecodoppler, da una risonanza magnetica ad una tac, dall’asportazione di un neo ad una gastroscopia, ad una cistoscopia – si sono vistosamente allungati, a meno che… con l’intramoenia – vergognoso istituto! –  l’utente, pagando, non lo risolva nel giro di qualche giorno se non nella stessa giornata.
Il pronto soccorso lametino – dove di “pronto” c’è ben poco – ha un medico per turno. L’accesso avviene non per ordine di arrivo bensì per la gravità delle condizioni del paziente valutate attraverso il “triage”: un infermiere, precedentemente formato, assegna ad ogni paziente un grado di urgenza rappresentato da un “codice colore”. Ma qui casca l’asino!
Lungi da me la polemica sterile – sempre pronto, però, a dimostrare secundum alligata et probata quanto affermato –  nell’ospedale lametino  non sono rispettati né i livelli essenziali di assistenza né il diritto alla salute di un bacino d’utenza di 126 mila persone!
Perdoni il commissario Scura l’irriverenza,  ma – pur non disconoscendo la scontata validità delle sue osservazioni peraltro note da anni urbi et orbi – ritengo che non si possa attendere il futuro per non … morire! A meno che egli non abbia stilato un patto di “non belligeranza” con il Massimo Dott. Giuseppe PerriFattore o con le Parche nel rispetto del credo di ciascuno: unicuique suum, avrebbe detto Sciascia…

Mi riprometto, pertanto, di sentire nei giorni a venire il direttore generale dell’Asp Catanzaro-Lamezia, dott. Giuseppe Perri, il presidente della commissione sanitaria comunale, i capigruppo delle forze politiche presenti nel consiglio comunale ed i “protagonisti” del ventennio cui allude Scura, se avranno voglia di rispondere alle domande che farò (astengansi non interessati ed imbonitori).

Perché ora?
1) I palloni gonfiati  (gli utres inflati di Petronius arbiter) che camminano hanno fatto il loro tempo ed è giusto che i lametini ne prendano scienza e coscienza ed, una volta per tutte, le distanze.
2) Si vuole creare la più grande azienda sanitaria della Calabria con tutte le specialità e con la facoltà di medicina alle porte di Lamezia? Ben venga, ma prima di tutto va garantito al bacino di utenza lametino – 126.000 mila anime – il diritto a non morire!
3) Il  piano sanitario del commissario Scura sembra non ubbidire nemmeno a quanto contenuto nei decreti del suo autore. Quest’ultimo, anzi, dà l’impressione di essere un abile giocatore delle “tre carte”; ad esempio: toglie a Lamezia la terapia intensiva neonatale, che avrebbe dovuto essere presente solo a Catanzaro, e la riapre, invece, a Crotone, dove sta anche predisponendo l’apertura della cardiologia emodinamica e lo svolgimento del concorso per il nuovo primario chirurgo.

Certamente non sono io, comune mortale, a poter confutare i piani strategici dell’ing. Scura ma, a dire il vero, un  dubbio mi viene: quando egli ha detto che la politica “ha spolpato la sanità”  si riferiva solo a ieri o anche ai giorni nostri?
Meditino i lametini e, soprattutto, la finiscano di stare al balcone per vedere… il tempo che fa!